venerdì, 5 aprile 2013, ore 15.30
Sala Consiglio Borsa Merci
Via Petrarca 10 Bergamo

PROGRAMMA

Saluto di
LUIGI BRESCIANI Segretario generale della CGIL di Bergamo

Relazione introduttiva di
GIUSEPPE VACCA Fondazione Istituto Gramsci

Interventi e testimonianze di
FRANCESCO MORES Fondazione Giovanni XXIII Bergamo, Scuola Normale Superiore di Pisa
PIERLUIGI CASTAGNETTI Presidente della Fondazione Persona Comunità e Democrazia
SAVINO PEZZOTTA Ex Segretario generale CISL
ALFREDO REICHLIN Presidente CESPE

Coordina e conclude
RICCARDO TERZI – SPI CGIL Nazionale

Il 20 marzo del 1963 Palmiro Togliatti tiene a Bergamo una conferenza che ha come titolo Il destino dell’uomo. È in corso la campagna elettorale, ma il segretario del PCI si tiene del tutto lontano dalle schermaglie tattiche del momento, e si impegna in una operazione politica di altissimo livello, cercando di costruire il terreno per una collaborazione tra il movimento operaio e il mondo cattolico sui grandi temi del nostro tempo, a partire dalla necessità di salvare l’umanità dalla minaccia della guerra nucleare. Bergamo è una città di fortissima tradizione cattolica, ed è anche la terra d’origine di Papa Giovanni XXIII. È dunque chiaro l’intento di costruire un ponte con tutto il movimento riformatore che sta cambiando in profondità gli orizzonti culturali della Chiesa cattolica, con l’impulso decisivo del Pontefice, che segna davvero una “svolta” nella storia della Chiesa. Dopo pochi giorni, l’11 di aprile, viene pubblicata l’Enciclica Pacem in terris, nella quale giungono a piena maturazione i nuovi orientamenti dottrinali della Chiesa cattolica, con un impatto fortissimo sulla società italiana e sull’intera comunità internazionale.

Sono passati cinquant’anni da questi due eventi, e questo anniversario ci sembra essere l’occasione per una riflessione storica, non celebrativa e rituale, ma critica e attuale, per riflettere sull’attualità di Togliatti e di Giovanni XXIII, sulla sostanziale convergenza di metodo e di approccio, in quanto l’accento è posto non sulle ideologie, ma sulle forze reali, e sulla possibilità di un loro incontro, che può avvenire sul terreno della comune condizione umana, di fronte alle emergenze del nostro tempo.

Va riscoperta la forza di un pensiero che si tiene aperto alle ragioni dell’altro, per rendere possibile un cammino comune, nell’interesse della nostra civiltà umana e dei diritti della persona.