SOCIALISTI E SOCIALDEMOCRATICI
di Riccardo Terzi, senza firma
A pochi mesi dalla scissione socialdemocratica, c’è da chiedersi quali ne siano stati i risultati, quali le conseguenze sulla vita politica nazionale.
I socialdemocratici hanno dato vita ad una operazione di scissione, che è apparsa fin dall’inizio come una mossa provocatoria il cui obiettivo immediato era quello di ottenere un ulteriore arretramento della politica governativa verso soluzioni di destra.
Questo nuovo partito nato dalla scissione, che in modo spudorato si definisce come partito «unitario», non ha avuto alcuna esitazione a prendere il suo posto nello schieramento reazionario. dando addirittura lezione di anticomunismo e di servilismo atlantico alla Democrazia cristiana.
A questi socialdemocratici, che sono la caricatura grottesca del socialismo, anche le caute prese di posizione della sinistra democristiana sembrano essere pericolosi estremismi, cedimenti inammissibili che farebbero il gioco dei comunisti, aprendo loro le sacre porte dello Stato borghese.
Il grande ideale a cui si è votato il nuovo partito è la difesa dell’ordine capitalistico, e cioè dei profitti padronali.
Tutto sommato, dunque, è bene che il movimento socialista si sia sbarazzato di questa zavorra che ne snaturava il carattere popolare e lo imprigionava dentro una logica conservatrice.
Ma ora, dopo la scissione, verso quali sbocchi si muove la situazione politica? Il ricatto socialdemocratico non ha avuto successo: la grande maggioranza dei militanti socialisti ha reagito nel modo giusto, condannando le finalità della scissione, e cercando di riscoprire nel contatto con le masse le ragioni di una politica socialista.
Fanno eccezione gli amici dell’on. Nenni, che avevano fatto dell’unificazione coi socialdemocratici la loro ragione di vita, e che ora si trovano con un pugno di mosche, in minoranza nel loro partito e con un prestigio politico decisamente in ribasso.
Noi comunisti, che abbiamo criticato fin dall’inizio l’unificazione, riproponiamo oggi ai compagni socialisti il discorso dell’unità di classe, e li invitiamo ad una riflessione serena, ad una riconsiderazione della loro politica, per ridare alla sinistra tutta intatta la forza di cui può di sporre.
La scissione dei socialdemocratici dimostra che bisogna cercare altrove gli alleati, che la classe operaia non ha nulla da imparare da Ferri o da Tanassi, da questi «socialisti» amici della Confindustria. Bisogna dunque cambiare strada.
È possibile oggi l’unità, è possibile lasciarci alle spalle il fantasma del centrosinistra e costruire insieme un’alternativa?
Noi diciamo di sì, perché la realtà del Paese è mutata, perché un nuovo schieramento unitario si sta costruendo nelle lotte, e nelle lotte comincia a vivere quella nuova maggioranza per la quale noi ci battiamo. Impariamo dalla classe operaia la lezione dell’unità.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1969, 17 ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 17 ottobre 1969