SE IL CAPO GUARDA ALL’ALTERNATIVA

di Riccardo Terzi

Il tema dei tecnici e dei quadri ha assunto un rilievo politico importante nella recente elaborazione del PCI. Non si tratta solo del fatto che, dopo l’irruzione sulla scena del movimento dei quadri, anche il PCI, come le altre forze politiche, ha dovuto misurarsi con i problemi nuovi che questo movimento ha posto. Non è certo da sottovalutare la forza persuasiva dei fatti e l’attenzione politica verso la realtà dei quadri viene, non c’è dubbio, da alcuni precisi fatti concreti, dall’esistenza di un movimento reale, dal fatto che i quadri hanno cominciato a organizzarsi e ad agire come soggetto politico.

Questa tendenza dei quadri ad assumere forme autonome di organizzazione poteva essere valutata come una semplice manifestazione di corporativismo e come tale essere contrastata è combattuta. In effetti, all’interno del movimento operaio, molti hanno ragionato così, e ancora resta un atteggiamento diffuso di diffidenza. Il PCI ha evitato, invece, di restare prigioniero di vecchie concezioni operaistiche, di liquidare il problema con la generica e sommaria accusa di corporativismo, e ha cercato di analizzare la realtà emergente dei quadri vedendo in essa un segnale significativo dei cambiamenti che si stanno producendo nella società e nella sua composizione di classe.

L’Italia è alle soglie di una profonda trasformazione che investe l’intero apparato produttivo, le tecnologie, l’organizzazione del lavoro e che sposta radicalmente l’equilibrio tra industria e terziario, tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Un partito che voglia essere forza di governo, che si proponga cioè di dirigere, di orientare questo processo, deve anzitutto essere in grado di rinnovare il proprio tradizionale bagaglio culturale e deve appropriarsi pienamente dei problemi della moderna rivoluzione tecnologica.

Che rapporto c’è tra questa esigenza politica e strategica e la questione dei quadri? Questo rapporto non è ancora emerso in modo esplicito e chiaro e le stesse organizzazioni dei quadri si sono, fino a ora, rinchiuse in un orizzonte troppo ristretto, limitandosi a rivendicazioni salariali e a discutibili battaglie per il riconoscimento giuridico. Ma in questo inizio di movimento, ancora fluido e ancora viziato da qualche chiusura corporativa, c’è, potenzialmente, tutta la questione della configurazione nuova che avrà la classe lavoratrice nel prossimo futuro: la crescita di professionalità, il peso decisivo del lavoro di ricerca, dei tecnici, degli specialisti, l’articolazione più complessa dell’organizzazione del lavoro, la comparsa di nuove figure sociali.

Ecco che allora le posizioni assunte dal PCI non si riducono alla manovra tattica, ma sono parte organica di un’elaborazione politica, attraverso la quale si cerca di ridefinire il ruolo dirigente e di governo delle classi lavoratrici. Tutto questo sta in un rapporto molto stretto con la scelta politica dell’alternativa. Questa scelta infatti trova il suo fondamento oggettivo in tutti quei processi di disarticolazione e scomposizione del vecchio blocco dominante, dai quali deriva il tendenziale declino del ruolo centrale della DC e l’esigenza di un ricambio della classe dirigente. Fino a quando il PCI si muoveva nell’ambito del compromesso storico, e puntava cioè a un’intesa con la stessa Democrazia Cristiana, la questione delle alleanze sociali finiva per essere subordinata a quella dell’intesa politica.

Ora non è più così e l’alternativa trae con sé la necessità di uno schieramento sociale assai articolato e differenziato, che vada al di là dei confini tradizionali della classe operaia e delle sue organizzazioni. C’è bisogno di un’attivazione di forze sociali diverse, in una prospettiva di sviluppo, di rilancio di tutte le potenzialità produttive del paese. Per questo il problema dei tecnici e dei quadri viene assumendo, nella linea dell’alternativa, un rilievo di primo piano.


Numero progressivo: B79
Busta: 2
Estremi cronologici: 1983, 14 marzo
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Il Mondo”, 14 marzo 1983