SCONFIGGIAMO IL CONSERVATORISMO CHE È IN NOI

di Riccardo Terzi

Si vanno ora delineando con più precisione, dopo la tornata dei congressi regionali, i nodi centrali del dibattito nella CGIL.

L’attenzione della stampa appare tutta concentrata, spesso con atteggiamenti di parte, sui problemi del regime interno, i quali effettivamente si presentano più complessi dopo un congresso che si è svolto su mozioni alternative, e con una minoranza che è orientata a mantenere in vita una propria organizzazione.

In questa situazione non funzionano gli schemi di ragionamento troppo semplificati: non ha effetto un appello generico all’unità, e non è nella natura del sindacato un modello di tipo parlamentare fondato sulla distinzione di maggioranza e opposizione. La via da tentare è quella di un pluralismo, riconosciuto come tale, che si possa esprimere sulla base di regole condivise, salvaguardando l’unità dell’organizzazione, e sulla base di alcune linee programmatiche comuni.

Occorre evitare una conclusione di tipo burocratico che si riduca ad una spartizione di posti, senza nessun chiarimento politico, il che darebbe luogo alla formazione di gruppi dirigenti lottizzati, dal profilo incerto, divisi, non legittimati da un progetto.

Il congresso della Lombardia mi pare abbia offerto, in questa direzione, una indicazione utile: restano le differenze politiche, restano le distinzioni di fondo tra la maggioranza e la minoranza, il che si è tradotto anche nell’elezione dell’organismo dirigente su liste distinte, ma nel contempo si è concordato un comune programma di lavoro sulla cui base si è costituita una segreteria unitaria.

Il dibattito congressuale ha anche dimostrato, in Lombardia e altrove, la possibilità di un approfondimento, di un confronto più serrato, mettendo in evidenza, in modo più limpido, i punti reali di dissenso, e rendendo possibili momenti parziali di sintesi.

In questo lavoro, di precisazione e di riscrittura delle tesi, non ci sono emendatori di professione che possano vantare un primato, ma c’è un impegno di tutto il gruppo dirigente. Non mi sembra corretto parlare di uno spostamento dell’asse politico delle tesi, né mi sembra utile valutare il risultato di tutto questo lavoro con un metro di giudizio angusto, di schieramento, come se si trattasse solo di decidere degli equilibri di potere.

Nella definizione della nuova identità politica della CGIL finiscono in secondo piano le vecchie logiche di appartenenza, e si stanno creando le condizioni per un definitivo superamento delle componenti di partito.

È un fatto rilevante, che apre nuove grandi potenzialità, che può finalmente portare a compimento un processo reale di autonomia del sindacato.

E questa ricerca di una nuova identità della CGIL non è la ricerca di una diversità, ma all’opposto è il tentativo di offrire le basi, politiche e culturali, per un rinnovato progetto di unità sindacale.

Il terna dell’unità è tornato con grande forza sul nostro dibattito, e mi sembra ora possibile un’accelerazione della nostra iniziativa.

Ci sono nuove condizioni favorevoli, ed esse vanno attentamente esplorate, senza forzature, senza semplificazioni, sapendo che c’è un grande lavoro da fare perché il processo unitario si possa effettivamente rimettere in cammino, vincendo la forza d’inerzia e il conservatorismo che è presente in ciascuna delle organizzazioni sindacali.

L’esito di questo processo dipende innanzitutto dalla capacità delle tre confederazioni di dare sviluppo concreto all’elaborazione comune che è venuta avanti in quest’ultimo periodo su alcuni terni decisivi: la riforma dei lavoro pubblico, le nuove regole della rappresentanza, la politica dei redditi e il nuovo sistema contrattuale.

Al congresso regionale della CGIL della Lombardia abbiamo proposto l’avvio immediato di una prima fase di sperimentazione dell’accordo sulle Rappresentanze sindacali unitarie, ricevendo una risposta positiva da CISL e UIL. E appare forte l’esigenza di una ripresa di movimento e di iniziativa per far valere la piattaforma unitaria, per schiodare l’attuale trattativa dal punto morto in cui si trova, per scongiurare il rischio di dover subire ancora una volta un’operazione di basso profilo sul costo del lavoro, che non affronti le ragioni strutturali di crisi e di inefficienza del nostro sistema economico.

Nell’iniziativa concreta, nella mobilitazione dei lavoratori sui temi oggi aperti, dalle pensioni alla sanità, si possono verificare le potenzialità di una nuova iniziativa unitaria del sindacato, e anche la discussione interna alla CGIL può essere incanalata su un terreno più costruttivo e meno conflittuale.


Numero progressivo: B19
Busta: 2
Estremi cronologici: 1991, 4 ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “L’Unità”, 4 ottobre 1991