RIPRENDERE L’INIZIATIVA PER ROMPERE LA RAGNATELA DEMOCRISTIANA
di Riccardo Terzi – del CC e Segretario della Federazione di Milano
L’evoluzione della situazione politica pone al nostro dibattito congressuale degli interrogativi nuovi e richiede che dall’impostazione generale delle Tesi si pervenga in modo più ravvicinato ed esplicito ad una definizione delle prospettive politiche per il breve periodo. Se questo raccordo non viene sufficientemente illuminato il Partito rischierà di trovarsi in una posizione di incertezza, di disporre di una strategia generale ma non della capacità di articolarla in una tattica ragionata.
La considerazione ricorrente secondo cui la linea politica è giusta ma non è stata adeguata la sua gestione e realizzazione pratica esprime, appunto, questo disagio. Ma è davvero solo una questione di gestione, di errori contingenti, o non c’è piuttosto una carenza di elaborazione che deve essere colmata?
Se si trattasse solo di qualche zona di opportunismo e di rilassatezza o dell’incapacità di alcuni quadri il congresso potrebbe facilmente rimediare alle difficoltà, ma io non credo che le cose siano così semplificabili. Sulla base di un tale giudizio spingeremmo il confronto congressuale su una pista falsa, eludendo le questioni politiche e aggrovigliando in modo dannoso le questioni della vita interna.
Il punto di debolezza di cui abbiamo sofferto in questa fase può essere individuato nell’eccessiva rigidezza della linea politica, nell’insufficiente duttilità e capacità di manovra. La questione da affrontare è quindi quella della tattica, che è l’articolazione concreta e necessaria di una linea strategica per affrontare con realismo la complessità e la contraddittorietà delle situazioni.
La linea del “compromesso storico” che ha guidato l’azione del Partito, dal ‘73 ad oggi, ha sentito le conseguenze negative di questa mancata distinzione e articolazione tra tattica e strategia. È accaduto così quel fenomeno negativo che abbiamo recentemente denunciato, per cui l’obiettivo dell’intesa democratica ha messo in ombra in larghi settori dei Partito e nella loro azione quotidiana, il permanere di una non risolta e non eliminabile conflittualità nel rapporto tra le forze politiche. Il giudizio sulla DC è stato piegato forzatamente alle esigenze delle politica unitaria, ed è accaduto che in talune situazioni, come nei drammatici giorni del rapimento di Moro, venisse meno la capacità di critica e di differenziazione rispetto alla politica democristiana. Solo all’indomani dei risultati elettorali del 14 maggio scorso è […] un primo opportuno elemento di correzione.
La tendenza ad una interpretazione rigida e schematica della politica del compromesso storico si è manifestata soprattutto nelle realtà regionali e locali, dove in molti casi abbiamo accettato ed incoraggiato soluzioni politiche che solo nell’apparenza erano rispondenti all’esigenza della solidarietà democratica e che nella realtà significavano l’assegnazione al nostro Partito di un ruolo subordinato e la continuazione, in riforme nuove, di una preclusione non accettabile. L’ispirazione unitaria che anima tutta la nostra linea politica non può significare la ricerca dell’unanimismo e non può portarci alla conclusione che, a tutti i livelli dell’ordinamento dello Stato, sia inammissibile e dannosa l’esistenza di una forte ed agguerrita opposizione, sia essa guidata dal nostro partito, o dalla DC, o da altre forze.
Da questo punto di vista, le Tesi congressuali introducono un importante elemento di chiarimento e di riflessione, là dove precisano che le strategia del compromesso storico non può essere ridotta ad una formula di governo, ma indica piuttosto un metodo ed un’ispirazione generale a cui le diverse forze politiche, possono alternarsi nell’autonomia delle loro scelte e nella salvaguardia della loro peculiarità. Ciò deve essere ulteriormente approfondito ed esplicitato. Si tratta, in sostanza, di costruire un sistema di relazioni politiche in cui possano essere coniugate la solidarietà democratica e la libertà di movimento di ciascun partito, evitando sia l’immobilismo del regime sia le lacerazioni traumatiche di una lotta condotta al di fuori di ogni regola comunemente accettata.
È questo il terreno su cui oggi dobbiamo cercare di avanzare. Se non compiamo questo sforzo, vi è infatti il pericolo che le difficoltà attuali della situazione politica, il logoramento profondo e la crisi della maggioranza di governo determinino nel Paese un brusco mutamento del clima politico e che anche il nostro Partito sia spinto ad un generale mutamento di rotta e ad una sostanziale revisione della linea strategica.
Cadremmo allora nell’errore opposto rispetto a quelli prima ricordati, ricavando delle difficoltà serie dell’attuale momento politico la conclusione dell’impraticabilità di una strategia. Se si rimette in discussione tutta la linea seguita in questi anni e si considera che il ritorno al tradizionale ruolo di opposizione sia la soluzione più opportuna per il Partito, si dà un colpo durissimo al patrimonio di prestigio che abbiamo conquistato in questi anni.
La DC, come è evidente, tende a trascinarci in una situazione di logoramento e di stagnazione, e trova oggi un certo equilibrio interno attorno ad una linea che immiserisce la politica di unità democratica e che cerca di costringerla entro le vecchie regole del primato democristiano, della centralità della DC, della mediazione immobilista e conservatrice.
Per rompere questa ragnatela democristiana occorre che le forze della sinistra riprendono in mano l’iniziativa. Non è accettabile per nessuno che la DC sia arbitra incondizionata della vita politica italiana e si può pertanto aprire il terreno per un’azione comune e coordinata tra il nostro Partito, il PSI, e tra le altre forze laiche e democratiche. La situazione attuale mette in evidenza, a mio giudizio, un aspetto politico essenziale che abbiamo sin qui trascurato e sottovalutato: la necessità, cioè, di organizzare, nel quadro della politica della solidarietà democratica, un polo di attrazione in grado di competere con la DC.
La discussione che ha diviso la sinistra, contrapponendo la politica dal compromesso storico a quella dell’alternativa, ha finito per indebolire entrambe le ipotesi strategiche. Si tratta oggi di superare questo stato di cose e di riesaminare con meno schematismo le prospettive della sinistra, guardando innanzitutto alle scadenze più ravvicinate, alle proposte politiche che oggi possono essere avanzato per sbloccare la situazione.
Il PSI ha puntato ad una rivitalizzazione del proprio ruolo, ad un rilancio politico e propagandistico, e ciò è avvenuto con una forte accentuazione degli elementi di autonomia ed originalità, ed anche con una carica polemica verso il PCI che ha avuto talora una virulenza preoccupante.
Ciò pone a noi il problema di definire un quadro strategico entro il quale il ruolo autonomo del PSI la l’espansione della sua influenza possano agire come un fattore positivo e possano concorrere ad uno spostamento più generale dei rapporti politici e di classe nella società italiana.
A me pare che in questa direzione possa oggi essere cercata la via di una correzione tattica che rimanga nel solco di quella politica di unità democratica riaffermata con forza nella nostre Tesi congressuali. E a questa correzione siamo spinti anche degli sviluppi della situazione politica, che rischiano altrimenti di porci in una posizione di isolamento.
Nel momento in cui settori rilevanti della Democrazia Cristiana vogliono dare un colpo alla politica di unità democratica e cacciarci in una posizione di stallo, vi è l’esigenza che il Partito non si lasci trascinare in una linea di ripiegamento in attesa di tempi migliori.
Dobbiamo invece rilanciare la nostra iniziativa, in forme nuove, riproporre in tutta la sua pianezza la nostra funzione di governo nel quadro di una vasta politica di alleanze, rianimare il dibattito nella sinistra e mettere in movimento tutte le forze che, fin qui costrette dalla DC ad un ruolo subalterno, possono concorrere alla costruzione di nuovi equilibri politici.
Questa linea di ricerca pone indubbiamente problemi complessi su cui dovremo più a fondo meditare. E in ogni caso non deve venir meno la nostra capacità di intendere correttamente il ruolo politico della DC, la sua complessa articolazione interna e la necessità di un punto di equilibrio con questa parte rilevante della […] italiana. Ma appunto perché la DC è un’organizzazione fortemente strutturata e rappresentativa di una realtà sociale corposa, non possiamo restare rinchiusi nel dilemma tra unità e contrapposizione, ma dobbiamo cercare forme più articolate di iniziativa politica. E la condizione essenziale per una politica di confronto e di competizione democratica è che il nostro Partito sia pienamente in grado di operare come forza di governo e di costruire, con una adeguata politica di alleanze, un vasto blocco di forze sociali, che abbia in sé quei requisiti di autorevolezza e di ampia rappresentanza che sono indispensabili per assolvere ad un ruolo di direzione politica.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1979, 6 febbraio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “L’Unità”, 6 febbraio 1979