PROSPETTIVE E STRATEGIE DELLA SINISTRA IN ITALIA

Milano - Teatro dell’Arte

Interventi di Riccardo Terzi, Mandelli, Rocchi, Antoniazzi, Dragone, Garuti, Bonfantini, Ichino, Bellavite, a cura di Livio Labor.

Intervento di Riccardo Terzi (segreteria provinciale PCI)

Cari amici e compagni, io vi ringrazio della cortesia che ci viene usata, dandomi la possibilità di portare a questo Convegno non soltanto un saluto ed un augurio, ma anche un contributo politico sui temi che sono stati qui affrontati. Naturalmente, si tratta di un contributo che non può esaurire il confronto fra le nostre posizioni politiche di partito e le posizioni, la elaborazione del MPL. I temi sono di portata politica molto ampia e richiederanno, al di là di questa occasione, un confronto più aperto e più serrato. Vorrei soltanto fare alcune considerazioni, rapidamente; alcune considerazioni, in particolare sul momento politico che stiamo attraversando, che, a mio giudizio, è un momento politico caratterizzato da uno scontro sociale di fondo e da una crescita complessiva, sia pure travagliata del movimento operaio e di classe.

In questa fase di scontro sociale, e di crescita della lotta dei lavoratori, assistiamo a varie forme di reazione da parte del potere capitalistico e da parte delle forze politiche che rappresentano questo potere. Tentativi di varia natura che vanno dalle forme estreme di reazione, e cioè dalle forme di squadrismo fascista, fino a forme più sottili di intervento teso a colpire il movimento operaio, fino ad arrivare a quella linea che oggi viene espressa da Colombo, che tende ad accettare uno scontro sul piano delle riforme, per poi svuotare queste riforme, far sì che siano qualche cosa che non corrisponde per nulla alle attese ed alle aspirazioni del movimento operaio; una forma, quindi, più sottile di condurre un attacco al movimento operaio, ma non per questo dobbiamo essere disarmati di fronte a questo tentativo. Il problema quindi in questo momento è quello di una valutazione politica di tutti questi fenomeni, di tutte queste diverse forme di azione anti-operaia, e di trovare una più solida unità complessiva del movimento operaio; a questo proposito vorrei fare qualche considerazione circa il problema dell’unità sindacale, anche perché mi pare che si siano dette alcune cose non del tutto esatte circa la posizione del PCI a questo proposito. Io credo che nessuno possa avere dubbi sul fatto che l’unità sindacale rappresenti un traguardo di importanza storica nella vita del nostro Paese, nella esperienza della classe operaia italiana; un traguardo di importanza storica, e quindi si tratta di operare in questa direzione con il massimo impegno. Il problema però che va posto accanto a quello dell’unità sindacale come traguardo storico del movimento operaio, è quello di misurarci seriamente sui contenuti dell’unità sindacale Non credo che possa essere chiusa, esaurita la discussione tra le varie componenti del movimento operaio una volta che ci si è accordati su questo fatto di principio dell’unità del movimento sindacale. Io credo che il dibattito politico debba andare avanti, il confronto sui contenuti che debbono caratterizzare lo schieramento sindacale debbono andare avanti; il dibattito anche sulle strutture organizzative del movimento sindacale deve andare avanti. E qui, quello che noi chiediamo non è affatto un problema di controllo dei partiti; perché la scelta dell’autonomia del movimento sindacale l’abbiamo fatta fino in fondo. Quello che poniamo è il problema di un rapporto effettivo fra tutte le forze organizzate del movimento operaio; e quindi un rapporto effettivo tra partiti e sindacati, tra forze politiche e forze sindacali, evitando che possa in qualche modo aprirsi un fossato e possano venire meno le possibilità di un confronto effettivo, di un dialogo fecondo fra il movimento sindacale e le forze politiche. Questa dunque è l’esigenza che noi poniamo, convinti che sia possibile risolvere questo problema e che sia possibile risolverlo quanto più va avanti un processo di unificazione sindacale ed anche un processo di costruzione di un sindacato di tipo nuovo che sia fondato fino in fondo su un principio di democrazia interna e cioè di partecipazione a tutti gli effetti, di promozione a compiti di responsabilità della base operaia. Questo generale processo in avanti del movimento operaio, ha provocato dei fenomeni politici di grade interesse, e soprattutto ha provocato varie tendenze di dislocazione a sinistra di nuove forze politiche; cioè, di quelle forze che sono, più o meno direttamente, collegate con il movimento popolare, operaio e che quindi hanno sentito il clima nuovo che le lotte operaie hanno realizzato nel Paese. Vi è quindi, accanto alla crescita della lotta operaia, della combattività operaia, un processo di carattere politico, di dislocazione a sinistra di nuove forze, e a me pare che l’esperienza del MPL vada intesa in questo senso; e cioè come un momento di grande significato della presa di coscienza di settori rilevanti del movimento popolare cattolico. Un processo, questo, che non si esaurisce dentro il MPL, certamente, e credo che non sia nemmeno pretesa dai dirigenti del MPL di avere una specie di monopolio in questa direzione. Noi giudichiamo che siamo qui di fronte a un fenomeno importante ed interessante, e ci sembra giusta la scelta fatta di non rimanere dentro i canali del confessionalismo cattolico, cioè di andare ad un confronto politico al di fuori di ogni strettoia confessionale; perché quello che abbiamo sempre denunciato, l’uso dei sentimenti religiosi in chiave moderata, noi vogliamo sbarazzarcene, ed avere la possibilità di realizzare, tra tutte le forze della sinistra, del movimento operaio, un confronto che sia libero, un confronto che sia politico effettivamente. In questa situazione va avanti la crisi della maggioranza di centro-sinistra; va avanti questa crisi perché tutte le divisioni di fondo e di strategia passano all’interno della maggioranza di centro-sinistra; una maggioranza, quindi, che oggi non esprime più una linea politica effettiva, o la esprime come risultato, a livello più basso, di compromessi che avvengono tra le sue diverse componenti, per cui, alla lunga, prevale la linea moderata di Colombo. Ma questo equilibrio, così faticosamente mantenuto e costruito per l’abilità manovriera del gruppo dirigente democristiano, a noi pare che questo equilibrio tenda sempre più ad essere messo in crisi, e crediamo che sia nostro dovere fare di tutto per scardinare l’equilibrio politico del centro-sinistra, per farlo saltare; perché potrà aprirsi una prospettiva nuova ed avanzata in Italia soltanto sulla base di una definitiva liquidazione della politica e dello schieramento di centro-sinistra. E qui noi siamo interessati ad un confronto sul modo di fare questo, perché è facile dire che vogliamo liquidare uno schieramento che oggi governa il Paese; si tratta di andare ad un confronto sulla tattica e sulla strategia politica per vedere con quali schieramenti, con quali forme di lotta, intorno a quali obiettivi si deve mobilitare lo schieramento di sinistra in Italia per pretendere di sostituirsi al centro-sinistra; per pretendere di esercitare fino in fondo la propria funzione di direzione politica sull’insieme della società italiana. Io credo che qui esistano delle differenze di impostazione; qualche volta non soltanto di impostazione tattica, ma anche di carattere teorico; e si tratta di andare ad approfondire tutti questi elementi; quello che però io vorrei qui dire è che le differenze che esistono, i giudizi che noi possiamo dare (e possono essere e sono, in qualche caso, dei giudizi critici su certe posizioni assunte anche dal MPL) non ci porteranno mai a considerare questa esperienza come una esperienza sterile o una esperienza senza prospettive. Vorrei qui ricordare, per fare un riferimento, che ho letto recentemente una relazione di parte democristiana dell’onorevole Granelli che fa un’analisi teorica, culturale delle posizioni del MPL che può avere qualche elemento di interesse, ma che ha un obiettivo politico preciso, che è quello di scoraggiare la presa di coscienza delle forze cattoliche, di fare in modo che queste forze rimangano ancora sotto l’ombrello democristiano, sotto il controllo della DC. Ebbene, noi questo tipo di aggancio con i problemi non lo possiamo in nessun caso accogliere; vogliamo cioè avere una discussione che sia anche una discussione critica con i compagni del MPL, ma per incoraggiare l’insieme delle forze democratiche cattoliche ad andare avanti, a rompere fino in fondo i ponti con la DC e con l’interclassismo democristiano; questo mi sembra il modo più corretto e più produttivo per andare ad un incontro politico sui temi che ci stanno davanti della lotta per creare un’alternativa di sinistra nel nostro Paese, della lotta antifascista, e io qui credo che sia necessario avere il massimo impegno anche per uno schieramento unitario molto ampio, perché si tratta di impedire alle forze reazionarie estreme di darsi una base di massa; si tratta quindi di utilizzare tutte le possibilità di aggancio unitario anche in modo molto ampio ed esteso, purché non ci siano dei compromessi sul piano dei principi; ed inoltre, l’incontro e la collaborazione politica fra le varie forze di sinistra deve oggi affrontare, con nuovo e rinnovato impegno, tutte le questioni internazionali di fronte all’attacco imperialista, di fronte ai fatti nuovi che su scala internazionale ci stanno di fronte, fatti di estrema gravità; io qui non ho il tempo di soffermarmi su questo: vorrei comunque chiedere che rapidamente su questi temi, su queste necessità, le forze della sinistra milanese si incontrino per elaborare e decidere un preciso piano di azione, di mobilitazione unitaria politica dei lavoratori contro l’imperialismo.



Numero progressivo: F30
Busta: 6
Estremi cronologici: [1971-1972]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Opuscolo
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Quaderni del MPL”, n. 1