PRESIDENTE STANDARD

di Riccardo Terzi, senza firma

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America ci hanno dato, se ce n’era bisogno, una conferma dei pericoli e delle spinte reazionarie che agiscono all’interno della società americana.

Ciò che impressiona non è tanto la vittoria del candidato repubblicano Nixon, quanto invece il clima politico generale in cui sono avvenute le elezioni, nell’assenza completa di qualsiasi alternativa, sia pur timida, alla linea dell’oltranzismo imperialista, e con la preoccupante presenza di una forte minoranza di estrema destra razzista, che si è raccolta intorno al candidato Wallace.

Nixon non è che l’espressione coerente di questo sistema, che può dirsi “democratico” solo per una crudele ironia, è la tipica figura dell’avventuriero politico capace di emergere nel clima corrotto della vita pubblica americana, che schiaccia ogni possibile oppositore, ricorrendo anche, quando è necessario, al delitto politico.

L’alternativa Nixon o Humphrey ha posto gli elettori americani in una situazione di solo apparente democrazia; è infatti difficile scorgere fra l’uno e l’altro candidato qualche motivo sostanziale di differenziazione politica.

In realtà, la vita politica americana è giunta a un tale grado di standardizzazione, così che si verifica lo stesso fenomeno che avviene nella produzione e nella vendita delle merci: cambia il nome, cambia la confezione, ma non la sostanza del prodotto.

Così il cittadino americano è libero nella scelta dell’uomo, ma non è libero nella scelta della politica.

Ma questa società americana, nonostante la retorica dell’ottimismo ufficiale, ha in sé fattori di crisi e di disgregazione, che sempre più diventeranno evidenti.

Vi è l’esplosione della protesta dei negri, cittadini di terza categoria, che sono eguagliati agli altri solo quando si tratta di combattere per il prestigio della nazione.

Ma i negri, ormai, non si riconoscono più come cittadini della nazione americana e sono pronti a lottare, senza esclusione di colpi.

Vi è poi il Vietnam. La lotta del popolo vietnamita ha messo in ginocchio la forza poderosa dell’imperialismo.

La gioventù, che è sempre portatrice delle correnti di fondo dello sviluppo storico, non è più abbagliata, come dieci anni fa, dal mito americano, ma in ogni Paese del mondo ha fatto le sue prime esperienze politiche nel nome del Vietnam, nel nome di Ho Chi Minh. Il Vietnam vince: passando attraverso l’esperienza terribile della lotta aperta contro l’imperialismo, il Vietnam dimostra quella che è la verità fondamentale del nostro tempo, dimostra cioè la necessita di liquidare l’imperialismo e la necessità della rivoluzione socialista, che apre la via ad un superiore metodo di vita e di civiltà.



Numero progressivo: G88
Busta: 7
Estremi cronologici: 1968, 15 novembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 15 novembre 1968