LE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE BICAMERALE E I RIFLESSI SULLE REGIONI E SUGLI ENTI LOCALI
Convegno CNEL - 2 luglio 1997
Relazione di Riccardo Terzi – Consigliere CNEL
A questo punto mi limito ad una brevissima considerazione conclusiva. Mi pare che abbiamo avuto un confronto molto ricco, anche se un po’ dispersivo, partendo da un approccio critico costruttivo: questo mi pare che sia stato l’atteggiamento di tutti, considerando, tra l’altro, che il lavoro della Bicamerale non è arrivato al termine. Siamo di fronte ad una prima conclusione provvisoria della Commissione bicamerale, e avremo una serie di passaggi successivi, quindi c’è il tempo per risolvere una serie di punti critici, per avere un modello meglio coordinato e che risponda alle diverse esigenze molto complesse che stanno davanti a noi. D’Onofrio ci ha molto aiutato nel suo intervento conclusivo, ad individuare quali sono i punti politici. Poi ci sono questioni di dettaglio, di revisione di singoli aspetti, ma è importante capire il senso del modello e vedere sul modello complessivo se c’è un accordo o meno ed avere, su questo, un confronto politico più chiaro. Ora, a me sembra che vada fatta una discussione politica, non soltanto dentro il Parlamento, ma più in generale nel paese. È vero che il punto di arrivo, a cui finora è arrivata la Commissione Bicamerale, è un punto di arrivo diverso da quello che tutte le forze politiche hanno dichiarato nei mesi passati. La scelta federalista era, infatti, fatta propria e sostenuta con forza di fronte al paese da parte di tutte le forze politiche. Ora, la conclusione a cui la Bicamerale arriva è una conclusione di segno diverso. Possono esserci delle ragioni che portano a questa modifica, a questa diversa scelta rispetto ai punti di partenza. Queste ragioni però vanno motivate. Io credo che ci sia un problema, proprio perché, forse per ragioni strumentali, con un po’ di demagogia in alcuni casi, c’è stata una campagna federalista da parte di tutti. Una conclusione diversa crea un problema nel rapporto fra le forze politiche e la società italiana che si attendeva sul tema del federalismo una riforma sostanziale. Nel sistema che si viene configurando, c’è anzitutto il problema della seconda Camera, che è sicuramente il punto meno convincente. Lo dice il presidente della Bicamerale, lo dice il Professor Elia. Sicuramente questo è un tema su cui lavorare. A me sembra che nel modello elaborato dalla Bicamerale l’anello debole del sistema diventano proprio le regioni. Le regioni diventano l’anello debole perché, da un lato c’è una competenza legislativa ancora molto ampia dello Stato e, dall’altro lato, c’è un potenziamento del ruolo degli enti locali come enti primari di amministrazione. Le regioni si trovano ad essere schiacciate tra questi due poli, senza avere la possibilità di entrare nel circuito della decisione politica nazionale, senza avere una camera rappresentativa nella quale le regioni possano coordinare la propria azione legislativa con la legislazione nazionale.
Siamo di fronte ad un modello che scarta sostanzialmente l’ipotesi federalista, che non punta sulle regioni, che esclude di poter incardinare sulle regioni l’ordinamento. Si fa una scelta diversa, una scelta che valorizza di più la funzione della rete delle autonomie locali. Le regioni escono sicuramente con un’identità debole, con un profilo istituzionale incerto. Questo lo abbiamo visto anche nel dibattito qui: una posizione molto critica da parte di Formigoni, una posizione di maggior apprezzamento da parte dei rappresentanti degli enti locali e delle province. Noi, come CNEL, abbiamo sempre cercato faticosamente, qualche volta con scarsi risultati, di lavorare per favorire un’intesa tra i diversi livelli istituzionali, regioni, province e comuni. La divisione ha pesato, il fatto che comuni, regioni e province sono andati in ordine sparso, spesso con richieste opposte e contraddittorie, ha lasciato possibilità di manovra molto grande a chi non vuole cambiare, a chi vuole mantenere una situazione di centralismo. Possiamo lavorare ulteriormente, nel poco tempo che ci resta, per riesaminare lo stato delle cose, riesaminare le diverse posizioni di regioni, comuni e province e vedere se su alcuni punti possiamo favorire delle posizioni unitarie. Oltre a questa scelta a favore di un ruolo molto forte della rete delle autonomie locali, c’è un altro aspetto da considerare ed è quello della sussidiarietà in senso orizzontale. In questo capitolo stanno dentro varie cose. Ci sta il principio di una diversa relazione tra pubblico e privato, ci sta il riconoscimento delle autonomie funzionali, ci sta il riconoscimento delle autorità indipendenti. Abbiamo una serie di aspetti che escono fuori dal circuito politico tradizionale. Io credo che questo sia un campo che va attentamente esplorato. Probabilmente c’è bisogno di vedere meglio alcune formulazioni. Così, ad esempio, la formulazione del rapporto pubblico-privato mi pare un po’ troppo secca e può dare luogo ad interpretazioni pericolose. Le autonomie funzionali avrebbero bisogno di una più chiara e precisa definizione, per non avere una proliferazione di enti – autonomie funzionali ed autorità indipendenti – che sono fuori dal controllo politico democratico, con i rischi di uno svuotamento -delle istituzioni democratiche. Questo è un campo nel quale è giusto introdurre delle novità anche rilevanti – già in parte erano contenute nella legge Bassanini – le quali hanno bisogno di una precisazione maggiore in sede di stesura dei testi costituzionali. L’ultimo problema è quello della rappresentanza sociale. Se i membri della Bicamerale avessero dato un’altra risposta al problema della rappresentanza sociale, potremmo discuterne. Non c’è nessuna diversa risposta, c’è la cassazione del problema. Io credo che il problema non può essere cassato. Ragioniamo, riflettiamo meglio sul CNEL, sull’ipotesi di riforma del CNEL. Credo che sia importante trovare una soluzione dentro l’impianto costituzionale, in modo che le forze sociali possano essere uno degli attori che concorrono a definire il nuovo disegno istituzionale. Credo che la decisione presa dalla Bicamerale sia una decisione troppo affrettata, non sufficientemente meditata. Ci auguriamo, come membri del CNEL, che ci possa essere su questo punto, una correzione e una soluzione positiva. In ogni caso noi ci proponiamo, come commissione, di lavorare ulteriormente. Avremo sui singoli punti degli approfondimenti. Possiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto: essere una sede di confronto, aperta a tutti, e poi vediamo se questo lavoro ci mette in grado di formulare anche delle proposte da inviare per tempo ai gruppi parlamentari che, nel corso di questo mese, dovranno elaborare gli emendamenti al testo definito dalla Commissione Bicamerale.
Busta: 3
Estremi cronologici: 1997, 2 luglio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - CNEL -