[LE ELEZIONI REGIONALI DEL 2005]
Intervento di Riccardo Terzi decontestualizzato
Le elezioni regionali hanno sconvolto l’intero quadro politico. La sconfitta della coalizione di centrodestra è pesantissima e riguarda tutto il territorio nazionale, con le sole eccezioni della Lombardia e del Veneto. Ma anche in queste due regioni, che sono state il principale bacino di incubazione del progetto berlusconiano, si registra una fortissima caduta di consensi, ed è solo grazie alla tenuta della Lega che riescono a riconfermarsi, di misura, i due “governatori” Formigoni e Galan.
Dopo una lunga serie di segnali, dalle varie tornate amministrative alle elezioni europee, ora la crisi della maggioranza di governo esplode in modo drammatico, senza che sia possibile nessun tentativo di minimizzazione. Lo ha riconosciuto, con onestà intellettuale, lo stesso vice presidente del consiglio Fini, ponendo fine al ridicolo balletto dei cortigiani di Berlusconi, che avevano tentato nelle prime ore l’impresa impossibile di tenere il capo di Forza Italia al riparo dal terremoto elettorale. La verità, chiara ed evidente, è che il Governo non ha più una maggioranza nel Paese, e si apre quindi uno scenario politico del tutto nuovo.
Ci si può domandare fin dove questo mutamento segna una rottura definitiva, un cambiamento strutturale degli equilibri politici. A domande di questa natura è sempre difficile rispondere, perché la politica è sempre un campo aperto a diverse possibili evoluzioni, e tutto dipende dalle scelte che di volta in volta possono essere compiute dai diversi soggetti politici. Una certa prudenza, nelle valutazioni politiche, è sempre necessaria. Ma, in ogni caso, è evidente che si è rotto un equilibrio, e che questa rottura investe direttamente Forza Italia e Berlusconi, investe cioè quello che è stato in questi anni il fattore propulsivo della coalizione.
La destra può uscire da questa impasse, e cercare al proprio interno nuovi equilibri, nuovi leader, può cercare cioè di non essere travolta dalla caduta del mito di Berlusconi? Si vedrà. Ma il quadro ora è questo: è la destra che deve tentare una disperata rincorsa, che deve recuperare un consenso che in poco tempo è stato completamente dilapidato. Le parti si sono rovesciate: il centro-sinistra può ora porre la sua candidatura al governo del Paese forte di una legittimazione popolare che ha l’evidenza dei numeri, e forte anche di una sua ritrovata unità interna.
Quali sono le ragioni principali di questo rovesciamento? lo credo che il fattore decisivo sia il fatto che il Governo di centro-destra ha completamente fallito nel suo progetto economico-sociale. L’idea che una politica liberista, di ridimensionamento dello stato sociale e dei diritti, di arretramento delle politiche pubbliche a vantaggio di una libera competizione regolata solo dal mercato, avrebbe determinato un nuovo grande ciclo di sviluppo, un nuovo miracolo economico, si è dimostrata del tutto fallace e infondata. Alla fine di questo esperimento, L’Italia perde i colpi nella competizione internazionale, e per la maggioranza delle persone c’è una condizione di maggiore insicurezza e precarietà, e in molti casi di vero e proprio arretramento nelle condizioni di vita, sia sul versante del reddito sia su quello dei servizi.
Che il consenso politico sia il riflesso dei concreti processi economici e sociali è ormai per tutti una verità acquisita. E la vicenda politica italiana è la conferma di questo rapporto. Se il Governo non garantisce sviluppo, crescita economica, sicurezza, le sue basi di consenso via via si restringono e alla fine crollano. E non basta certo la mobilitazione ideologica, nel nome di un anticomunismo ormai fuori tempo, per occultare il fallimento del progetto economico.
Ora si aprirà una fase politica complessa, e un confronto nella maggioranza di governo di difficilissima composizione. Perché, da un lato, la sconfitta nel Sud dovrebbe consigliare una maggiore attenzione al problema della coesione nazionale, e quindi una strategia politica meno condizionata dai ricatti della Lega. Ma, nello stesso tempo, è la Lega che ha rafforzato il suo potere contrattuale nella coalizione. Se fin qui Berlusconi ha potuto mediare e garantire un compromesso accettabile, ora tutto è rimesso in gioco, e le strategie politiche all’interno della coalizione sembrano destinate a divaricarsi ulteriormente, senza che ci sia un centro mediatore forte.
Ma ora, sul terreno dell’iniziativa sindacale, che cosa ci dobbiamo attendere e quale può essere la nostra prospettiva di lavoro? Le elezioni, per un verso, confermano le nostre ragioni, e dimostrano che la nostra denuncia è in sintonia con il comune sentire del Paese. Con il voto i cittadini italiani hanno chiesto, a larga maggioranza, un cambiamento degli indirizzi di governo, una diversa politica economica e sociale. Non è però affatto detto che il Governo prenda atto di questo orientamento. Può anzi accadere il contrario: una estremizzazione della linea liberista, uno scontro ancora più frontale con il sindacato. Può cioè accadere che il Governo giochi tutte le sue carte, a un anno dalle elezioni politiche, con una linea che rilancia il suo progetto originario, con una impostazione ancora più aggressiva e integralista. Se Berlusconi riesce a mantenere la guida della coalizione, questo è lo scenario più probabile, perché il suo temperamento di fondo è sempre stato quello dello scontro e non della mediazione. Insomma, un Governo in difficoltà e in crisi di consenso non sarà un Governo più malleabile, ma può essere un avversario ancora più aggressivo e più determinato. A questo dobbiamo prepararci.
E lo stesso vale per la Lombardia. Qui la destra si gioca le sue ultime carte, e cercherà di realizzare tutto intero il suo progetto, sociale e istituzionale, con estrema determinazione. Lo scontro politico diverrà più duro. È questa una legge della politica: dove c’è forza, ci può essere anche apertura e flessibilità, dove c’è debolezza c’è anche la tentazione di giocarsi tutto in una estrema prova di forza.
Naturalmente, queste sono allo stato attuale solo delle congetture, che dovremo verificare. Ma io penso che il nuovo governo regionale ci costringerà ad uno scontro più duro. E allora, sulla base della nostra piattaforma unitaria, dobbiamo prepararci ad una forte mobilitazione di massa. Se qualcosa di concreto potremo ottenere, lo potremo fare solo dimostrando che sono cambiati i rapporti di forza. Nulla ci sarà regalato. E allora, come sempre, prepariamoci ad organizzare le nostre forze e a costruire le alleanze necessarie per far valere le nostre ragioni.
Busta: 8
Estremi cronologici: [2005]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -