IN ITALIA NON C’È SOLO ROMITI

IRI e sindacato: una scommessa per il futuro
Al lavoro per realizzare concretamente il protocollo con l’IRI

di Riccardo Terzi

L’accordo tra il sindacato e l’IRI per la definizione di nuove relazioni industriali rappresenta un fatto politico di grande novità e di indubbio rilievo.

Basti considerare che la tendenza prevalente nei gruppi capitalistici dominanti va in una direzione diametralmente opposta: verso la liquidazione del potere contrattuale del sindacato, verso il ripristino di un potere di decisione del tutto discrezionale ed incontrollato all’interno delle imprese.

Quando denunciamo la gravità e la provocatorietà degli atteggiamenti attuali della Confindustria, non facciamo un’operazione di semplificazione propagandistica, ma denunciamo una tendenza che è effettivamente operante e che già ha prodotto acutissime tensioni sociali.

Il gruppo dirigente della Fiat si è posto come forza trainante lungo questa linea di attacco antisindacale. La vertenza della Magneti Marelli ne è un esempio: essa ha infatti messo in rilievo una volontà di “provocazione”, che non aveva nessuna giustificazione oggettiva e che ignorava totalmente la disponibilità del sindacato a ricercare soluzioni che tenessero conto delle specifiche esigenze dell’azienda.

E che altro è, se non pura provocazione politica, la decisione della Confindustria sulla questione dei decimali? O la posizione della Federmeccanica per il blocco della contrattazione aziendale?

L’accordo con l’IRI si inquadra in una logica completamente diversa, in quanto il punto di partenza è il riconoscimento pieno del sindacato come interlocutore indispensabile in tutte le decisioni di politica industriale.

L’idea-guida è che l’avvenire dell’economia italiana possa essere costruito su basi più solide attraverso la ricerca del consenso, dell’intesa tra le parti sociali, ed evitando quindi l’esplodere di una conflittualità incontrollata e generalizzata.

È una scommessa sul futuro, lo è per l’IRI e per il Sindacato.

Intendiamoci: non viene meno il conflitto degli interessi, e la gestione delle nuove relazioni industriali non potrà essere una sorta di idillio, ma dovrà necessariamente affrontare contrasti, tensioni, problemi di ardua soluzione.

Chi teme la cogestione, l’integrazione del movimento operaio in una logica di collaborazione, si può tranquillizzare.

Ma oggi qual è il pericolo vero, qual è la minaccia da fronteggiare? Il pericolo, non dovrebbero esserci dubbi, sta nel tentativo di estromissione definitiva del sindacato da ogni decisione.

Ed è per questo che non possiamo permetterei di far fallire l’accordo con l’IRI. Se esso fallisce, la linea della Fiat avrà via libera e sarà essa a definire lo scenario per i prossimi anni, o forse anche per un arco di tempo più lungo.

Bisogna mettersi subito al lavoro per vedere concretamente quali sono le condizioni necessarie per un funzionamento corretto ed efficace del protocollo di intesa IRI sindacato.

Bisogna orientare e mobilitare, per questo fine, la massa dei lavoratori e dei quadri, del sindacato.

Senza un impegno di massa dei lavoratori, i risultati non potranno che essere modesti, aleatori; senza un saldo rapporto di fiducia con i lavoratori e con i consigli di fabbrica, i nuovi organismi, i comitati consultivi paritetici, rischierebbero di andar incontro ad un rapido fallimento.

C’è dunque tutto un lavoro politico preliminare che è urgente fare subito, per superare incomprensioni o diffidenze ancora esistenti, per attivare tutte le nostre forze.

Ma, al di là dell’orientamento politico, c’è un problema di preparazione, di conoscenza dei problemi, di capacità di proposta. Al confronto non possiamo andare disarmati, ma dobbiamo costruire una nostra linea su tutti i temi oggi più impegnativi: le politiche industriali, l’innovazione, le nuove forme di organizzazione del lavoro, la ristrutturazione e i suoi effetti sull’occupazione.

Il movimento sindacale deve avviare al proprio interno un processo intenso di approfondimento di questi temi, avvalendosi anche del contributo e dell’apporto di studiosi e di specialisti, ponendosi nuovamente il problema di una collaborazione stretta e feconda tra movimento operaio e cultura scientifica.

Vorrei infine sottolineare l’importanza, per la Lombardia, della prevista costituzione di un comitato paritetico territoriale. Si viene così a definire una sede, oggi inesistente, in cui sarà possibile un esame complessivo della presenza del settore pubblico nella nostra regione, un confronto sugli indirizzi di politica industriale e sulle loro implicazioni di carattere territoriale, e anche un confronto più stringente sui temi oggi cruciali dell’occupazione, della mobilità del lavoro, della formazione.

Dobbiamo metterei subito al lavoro.

Dobbiamo saper dimostrare, alla prova dei fatti, che c’è un’alternativa alla linea della Confindustria e della Fiat, che l’impegno per la costruzione di nuove relazioni industriali può dare, sia alle imprese sia ai lavoratori, risposte più convincenti e più positive per tutti.


Numero progressivo: B67
Busta: 2
Estremi cronologici: 1985, febbraio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Input”, febbraio 1985, p. 5