IL VOTO COMUNISTA È UNA SCELTA DI UNITÀ, DI LOTTA, DI DEMOCRAZIA
di Riccardo Terzi, senza firma
Per i cittadini milanesi la politica di centro sinistra non ha significato nessun miglioramento reale delle loro condizioni di vita: è questa la conclusione che si ricava in modo evidente da tutte le cose già dette, dall’esame della realtà in cui vive una famiglia di lavoratori, e dei problemi che essa deve affrontare.
Nella città che ha conosciuto il maggior sviluppo industriale, nella città del “miracolo economico”, ancora sono da risolvere per la stragrande maggioranza dei cittadini i problemi più elementari: la casa, i trasporti, la salute, l’educazione dei figli, il tempo libero.
Il progresso economico, quindi, ha agito in una sola direzione, a vantaggio delle classi privilegiate, rendendo più potenti i grandi gruppi capitalistici, elevandone i profitti, allargando la loro area di azione. Per imprimere alla città uno sviluppo diverso, veramente democratico, e cioè corrispondente agli interessi dell’intera collettività, occorreva la volontà di realizzare una politica riformatrice ed occorreva che questa politica tosse attuata con la necessaria Energia, vincendo la resistenza delle forze conservatrici.
Ed è proprio qui che il centro-sinistra si è dimostrato impotente: perché da un lato i gruppi dirigenti della Democrazia cristiana e i socialdemocratici hanno perseguito una linea politica di destra, facendosi interpreti degli interessi capitalistici, e dall’altro lato i socialisti e le correnti democristiane di sinistra hanno dimostrato la loro debolezza, conducendo una politica esitante e timida e di fatto hanno subito il ricatto della destra e si sono resi corresponsabili di una politica antipopolare.
Così nel corso della sua realizzazione, la politica del centro-sinistra si è via via inaridita riducendosi infine ad essere nulla più che una semplice amministrazione burocratica, senza idee e senza coraggio. E, come evidente, la debolezza e l’inerzia del potere politico: con il risultato che gli sfruttatori possono continuare indisturbati nella loro azione di rapina ai danni della società. Come è possibile cambiare questo stato di cose, quali sono le forze su cui deve poggiare una politica nuova?
A questo interrogativo noi rispondiamo ponendo l’esigenza di una partecipazione democratica di tutti i cittadini alla vita e alla gestione della città. Le numerose esperienze delle lotte popolari che si sono condotte a Milano dimostrano appunto che esistono forze sufficienti, che esiste una spinta unitaria nuova nei lavoratori e nei giovani, che quindi è possibile creare delle nuove condizioni politiche. Per realizzare una politica avanzata di riforme, per restituire la città agli uomini e alle donne che vi vivono e vi lavorano, occorre anzitutto far funzionare una democrazia reale, nella quale ciascuno si senta partecipe e protagonista.
Ma una tale svolta non potrà avvenire se non vengono ad essere modificati i rapporti di forza sul terreno politico, se non si dà un colpo decisivo alle forze reazionarie, e in particolare alla DC che è il maggior sostegno dell’attuale equilibrio conservatore.
Perché si cambi politica, occorre che la direzione della cosa pubblica sia affidata a una nuova maggioranza, che venga liquidato il centro sinistra, che con il contributo necessario del PCI, che è parte decisiva dei movimento operaio, si dia mano a quel rinnovamento profondo delle strutture sociali e politiche, di cui tutti sentiamo l’esigenza.
I comunisti non potranno da soli realizzare questo compito, anzi, vi sarà bisogno della più larga unità democratica; ma nessun rinnovamento sarà possibile fino a quando continuerà verso il PCI la pratica della “delimitazione della maggioranza”.
In effetti, la stessa Amministrazione milanese ha potuto fare qualche cosa di positivo solo quando si è abbandonata la formula rigida del centro sinistra e si è stabilito un rapporto positivo con l’opposizione di sinistra.
Il PCI è un grande partito nazionale, profondamente legato alla vita delle masse lavoratrici, è il partito che raccoglie in sé le energie migliori della classe operaia e del popolo. Per questo, rafforzare il PCI significa rafforzare la democrazia, significa dare nuovo potere e nuove prospettive a tutti i lavoratori.
Il voto comunista è, per tutti i lavoratori, una scelta di unità, di democrazia e di lotta, una scelta che corrisponde agli interessi generali della società.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1970, maggio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Programma elettorale”, maggio 1970