IL PDS TENGA APERTA LA STRADA DI ALLEANZA DEMOCRATICA

di Riccardo Terzi

Da Milano è partito un nuovo corso della politica italiana: sull’onda dell’inchiesta giudiziaria si è progressivamente sfasciato il sistema politico e sono saltati tutti i vecchi equilibri. E a Milano questo processo sembra concludersi nell’affermazione incontrastata della Lega come nuovo partito dominante. Dobbiamo interrogarci intorno al perché di questa traiettoria e cercare di capire se si tratta di un esito necessario non modificabile nel breve periodo o se possono essere messe in campo delle alternative. Milano non è un caso locale ma è il punto in cui si riassumono con maggiore evidenza i nodi e le contraddizioni di questa fase. La pericolosità della situazione sta proprio nel fatto che, allo stato attuale delle cose, nessuno appare in grado di prospettare una politica nazionale. I puliti tradizionali offrono un’immagine di grande incertezza e di smarrimento. Anche il PDS appare incerto e nervoso. La reazione all’inchiesta della magistratura su Stefanini e la stessa polemica sulle recenti nomine Rai mi sembrano francamente fuori misura. Si dà così l’impressione di un partito che gioca in difesa e che condiziona i propri atteggiamenti e i propri giudizi sulla base di un interesse di parte. Dovrebbe invece prevalere un giudizio d’insieme sulla situazione e sulla sua dinamica. L’azione della magistratura può presentare aspetti non convincenti ma è fuori dubbio il suo ruolo determinante nel processo di cambiamento, così come l’adozione di nuovi criteri alla Rai, fuori da un negoziato politico tra i partiti, rappresenta un primo passo utile sulla via della riforma. Il nuovo che prende forma, in questa sorta di rivoluzione democratica che è in atto in Italia, non è uno spostamento a destra o a sinistra dell’asse politico, ma è un diverso equilibrio nel rapporto tra società e politica, un ridimensionamento del ruolo pervasivo dei partiti e la ricerca di momenti di autoregolazione sociale, di autonomia della società civile, di nuove regole di democrazia che diano più potere ai cittadini e meno potere ai partiti.

Di questo si tratta oggi e su questo dobbiamo prendere posizione. Ed è questo il fronte del confronto con la Lega. Il successo della Lega si spiega infatti solo in questo contesto come il riflesso di un movimento di autonomia della società civile. Le categorie tradizionali di analisi politica servono poco, perché la Lega sfugge alla classica distinzione di destra e sinistra e sfugge ad una qualificazione dal punto di vista degli interessi sociali rappresentati. Non è la rivincita dei poteri forti, non è la destra conservatrice ma è il magma ancora fluido di un movimento che è tenuto insieme dall’obiettivo di una definitiva resa dei conti con il passato regime. La Lega vince perché più di qualsiasi altra forza appare decisa a camminare sulla via del cambiamento. Se proprio dobbiamo tentare una definizione possiamo parlare di “populismo eversivo”. Fenomeni di questa natura hanno spesso preparato il terreno al successo della destra e perciò appunto risultano inquietanti e pericolosi. Ma questa traiettoria che va dalla crisi del vecchio sistema alla Lega non è l’unica possibile perché nella società non c’è solo rancore ed egoismo corporativo, ma ci sono fermenti di rinnovamento e di solidarietà, che cercano uno sbocco, che richiedono una risposta politica.

Se questa risposta non viene la Lega ha il campo aperto e la vittoria sicura. Intorno alla parola d’ordine della “ricostruzione del centro” si sta intrecciando una fitta trama di rapporti tra forze diverse che tentano per questa via di ripristinare l’equilibrio dei poteri che si è spezzato, con qualche aggiustamento, con qualche inevitabile operazione di pulizia, ma con una linea di fondo che è di continuità del regime politico. Nei confronti del PDS c’è un’azione di lusinga e di minaccia. Se il PDS torna a “fare politica” esso potrà essere un interlocutore riconosciuto, beninteso solo un interlocutore perché il centro della politica continuerà ad essere occupato da democristiani e socialisti riciclati e ripuliti. Se il PDS non sta al gioco non si illuda di poter guidare la fase di transizioni verso un nuovo equilibrio democratico perché sarà anch’esso travolto dal crollo del vecchio regime. L’insistenza con la quale si cerca di dimostrare la complicità del PDS nel sistema della corruzione fa parte di questo calcolo politico.

Che si debbano respingere queste lusinghe neo-moderate è fuori discussione. Ma per andare dove? Nella nuova situazione i disegni neo-centristi sono velleitari perché non riescono a camuffare la loro natura gattopardesca. Ma anche la sinistra rischia di essere completamente spiazzata se non viene a collocarsi in una nuova prospettiva.

Se il punto centrale è il rapporto tra politica e società, occorre allora costruire una proposta che superi alla radice le forme tradizionali della politica per aprire il campo a una vasta alleanza democratica nella quale diversi soggetti, diverse culture, diversi momenti di aggregazione sociale possono trovare una prospettiva che valorizzi e riconosca la loro specificità, la loro autonomia. Bisogna passare insomma dal partito alla “rete”, dalla politica intesa come sfera separata alla politica come auto-organizzazione della società. Il PDS dunque ha un ruolo solo se esso sa guardare oltre se stesso, se diviene uno dei soggetti insieme ad altri di un processo radicalmente nuovo. Questo mi sembra essere il punto vero di discussione da affrontare esplicitamente dentro il PDS. Se la linea è quella dell’autosufficienza, dell’autonomia di un partito che ritiene già concluso e compiuto il suo processo di auto-riforma, allora tale linea non riesce a comunicare nulla alla società in divenire e il partito appare come gli altri un residuo del sistema che sta crollando.

Siamo chiamati ad un nuovo atto di coraggio. Ancora una volta dobbiamo guardare avanti e superare i limiti di un ristretto “spirito di appartenenza”. Scegliendo con estrema chiarezza di stare dalla parte del cambiamento contro i tentativi di restaurazione neo-centrista, dobbiamo mettere tutte le nostre forze al servizio non di un progetto di partito ma di un progetto aperto che sarà costruito insieme a tutte le forze della società civile.

Se nell’azione di cambiamento e di rinnovamento saremo fino in fondo determinati e coerenti allora quella traiettoria che porta al dominio leghista potrà essere modificata perché altre e nuove energie potranno essere messe in movimento.


Numero progressivo: H73
Busta: 8
Estremi cronologici: 1993, 2 novembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “L’Unità”, 2 novembre 1993