IL FILO ROSSO DELLA MEMORIA TRA ATTUALITÀ E FUTURO
Con LiberEtà a Salerno
di Riccardo Terzi
La festa nazionale di LiberEtà si svolge a Salerno dal 16 al 18 giugno. È dedicata al tema della memoria. Parliamo non solo della nostra storia, ma anche del nostro futuro
La festa nazionale di LiberEtà, che si svolge a Salerno dal 16 al 18 giugno, è dedicata al tema della memoria. Ragionare intorno alla memoria vuol dire ragionare su noi stessi, sulla nostra identità – sia individuale sia collettiva – che non è altro che il risultato di un processo, di un’esperienza di vita; e la memoria è appunto lo strumento che tiene insieme questa storia passata, e la seleziona, ne fissa i punti salienti, i passaggi decisivi, così da rintracciare un senso, un filo conduttore che unisce il passato al futuro.
Non è quindi un’operazione di registrazione passiva, ma è un atto creativo. È la scelta del senso che vogliamo dare alla nostra vita e del progetto cui vogliamo affidare le nostre risorse. È questo intreccio di passato e futuro ciò che costituisce la nostra identità, il nostro carattere.
L’iniziativa dello SPI si può riassumere nell’idea dell’invecchiamento attivo. Questa idea ci porta a pensare che in ogni fase della vita la persona debba essere messa in grado di esercitare con pienezza la propria libertà di scelta, la propria autonomia, e di partecipare a pieno titolo alla vita sociale, in tutti i suoi aspetti. Il momento dell’invecchiamento è il punto critico in cui rischiamo di smarrire il senso della prospettiva, di guardare solo al passato e di restare schiacciati sotto il suo peso, con un senso di nostalgia e di perdita ormai irreparabile. Ma un uso intelligente della memoria ci fa capire come nel passato stiano le chiavi del futuro, come esso non sia un peso, ma una risorsa che può essere attivata in vista di un nuovo progetto. Ciò che chiamiamo saggezza non è altro che questa elasticità del pensiero, questa capacità di guardare in tutte le direzioni, di essere sempre in evoluzione, senza dover smarrire le nostre radici.
La memoria va messa al servizio di questa libera esplorazione, e senza questo lavoro il futuro ci resta opaco, inaccessibile. Per questo i cosiddetti “rottamatori”, quelli che pretendono di ripartire da zero, facendo piazza pulita di tutto ciò che li ha preceduti, non sanno proporre nessun progetto, se non quello miserevole dell’affermazione narcisistica di se stessi.
Noi che siamo una grande organizzazione di massa, abbiamo una storia, una tradizione che vanno riconosciute e rispettate. E in quella tradizione troviamo le parole, i princìpi, i valori, che ci possono orientare anche nel tempo presente: unità dei lavoratori, democrazia partecipata, dignità della persona, giustizia sociale. In un mondo che cambia velocemente, la memoria storica ci aiuta a non perdere la bussola, e a ritrovare quel cammino che talora sembra essersi interrotto.
In ogni caso, quella storia ci insegna che il nostro destino individuale dipende dal processo sociale complessivo, e quindi lo possiamo costruire solo nel lavoro collettivo, in un rapporto di convergenza e di solidarietà con gli altri. Il sindacato confederale è appunto lo strumento per questa azione comune, è il luogo in cui l’io e il noi non sono separati, contrapposti, ma stanno all’interno di un comune orizzonte.
Busta: 5
Estremi cronologici: 2011, giugno
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Fotocopia pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -
Note: Bozza con piccole differenze rispetto al testo a stampa
Pubblicazione: “LiberEtà”, giugno 2011, pp. 9-10