I TEMPI MODERNI DI QUESTA CGIL

A Bologna confronto sul sindacato tra Ingrao, Terzi e Sabattini: una ricerca sugli organigrammi e sul progetto politico

Articolo di Bruno Ugolini in cui si riferisce di un incontro con Pietro Ingrao, Riccardo Terzi e Claudio Sabattini a Bologna su sindacato e politica

Sono stati indicati tra gli oscuri ispiratori di un complotto dentro la CGIL. Sono Pietro Ingrao, Riccardo Terzi, Claudio Sabattini: un dirigente del PCI, due dirigenti sindacali. Vengono da storie diverse, sono insieme per una sera a Bologna. L’occasione è un nuovo libro. C’è un filo conduttore: ripartire dal lavoro per arrivare allo Stato. Lo scontro politico aperto nella CGIL parte da qui.  

BOLOGNA. Il pubblico è folto, attento, come se non volesse perdere una battuta, capire. Tutti hanno in mente una domanda: qual è il senso politico di quello che sta avvenendo nella CGIL? La sala porta un nome singolare: è la sede, trasformata, dell’ex macello comunale. Il dibattito parla di macerie, di carni straziate, ma c’è anche uno scatto d’orgoglio. «Questa è una CGIL che sa discutere, sa anche rompersi, ma rifiuta l’appiattimento burocratico, cerca le strade per costruire una nuova CGIL», dicono Terzi e Sabattini. Il punto di partenza è il libro del segretario emiliano della FIOM Francesco Garibaldo (Lavoro, innovazione, sindacato). Ingrao non parla esplicitamente della Confederazione, come gli altri due, ma quel che dice ha a che fare, e molto, con il movimento sindacale e anche con il PCI.

Quel che è accaduto – Il riferimento non è all’ultima riunione del Comitato esecutivo della CGIL, ma alle grandi trasformazioni produttive. È quella che viene chiamata, con un termine giudicato ambiguo da Ingrao, la modernizzazione. Una ristrutturazione dei poteri e anche delle coscienze, della psiche. I nuovi regnanti hanno così determinato nuove forme di estraniazione, non solo nei luoghi di lavoro – come documenta il libro di Garibaldo – ma anche nella società. Ecco la crisi della stessa democrazia rappresentativa. E allora l’antica contraddizione tra capitale e lavoro non è cosa da gettare nell’immondezzaio. La critica allo sviluppo capitalistico ridiventa attuale. Claudio Sabattini (responsabile del settore internazionale della CGIL), in questa cornice, racconta la parabola della “forza lavoro”, trasformata prima in “costo del lavoro” e poi in uno dei tanti fattori produttivi, come un bullone. È avvenuto con la gratifica alla Fiat, con la pretesa di non pagare più la forza lavoro per quel che vale, ma solo se l’impresa, attraverso il mercato, trae profitto. Hanno tentato, spiega Terzi (il segretario generale aggiunto della CGIL Lombardia), di omologare il sindacato all’attuale quadro dei rapporti politici, di metterlo fuori gioco, indebolendo in fabbrica, tagliandolo fuori dalle scelte strategiche. Gli apologeti dell’esistente, spiega Ingrao, hanno messo in soffitta e vilipeso una lettura critica di questo sviluppo e ciò si è riflesso anche nelle piattaforme rivendicative.

Orgoglio CGIL – Come uscirne? Non serve, dice Terzi, un aggiustamento, una manovra politica più accorta. Il PCI ha cominciato a produrre alcuni materiali interessanti, imperniati sulla democrazia come via del socialismo. Quella che si sta giocando nella CGIL è una partita politica di prima grandezza. I suoi sbocchi peseranno sull’equilibrio politico complessivo dei prossimi anni. È una Confederazione che non intende subire passivamente i processi in atto, ma cerca risposte. «Ciascuno di noi si mette in discussione, il pericolo maggiore è la routine, la falsa sicurezza burocratica di chi sostiene che le risposte ci sono già e occorre solo realizzarle». C’è stata una lettura devastante del dibattito interno al sindacato. Tale dibattito è anche, certo, dice Terzi, sugli organigrammi. Il problema vero è però che, se è giusta l’analisi su quanto è avvenuto in questi anni, occorre uno scatto in avanti, rifiutare una specie di galleggiamento sulle cose, costruire la nuova CGIL, con parametri politici forti, per non cadere nella subalternità. No, non e davvero straordinario che la CGIL discuta, sarebbe stato tragico il contrario, aggiunge Claudio Sabattini. Ed ecco un riferimento critico a Pizzinato, quando parla di rifondazione. «Se significa solo fare quello che si faceva prima, con minor fracasso, non avremo grandi risultati». Morale: «Sono orgoglioso di appartenere ad un sindacato che sta discutendo con accanimento, anche disposto a rompersi, per trovare una risposta collegiale, senza aver bisogno di leader carismatici, ma cercando di ricostruire la sua identità nel rapporto collettivo con i lavoratori».

La proposta – Qualche osservatore malizioso potrebbe dire che Sabattini va a “destra” e Terzi va a “sinistra”. La realtà è che le vecchie etichette saltano, qui come nel dibattito nel PCI, e alcuni – rimasti all’undicesimo congresso, quello degli “ingraiani” e degli “amendoliani” – non se ne sono accorti. Gli embrioni della proposta sono contenuti nel libro sotto esame, dove si parla di “codeterminazione”, di “democrazia economica”. L’impegno sindacale, osserva Ingrao, si è sviluppato, negli ultimi anni, solo sulle politiche redistributive del reddito, non sul rapporto tra essere umano e lavoro, sul senso del lavoro. E il terna che Ingrao chiama la libertà dei moderni. È la scommessa di chi ha smesso di credere nel rinvio di ogni soluzione allo statalismo. È possibile rimettere in piedi un movimento partecipato, con una capacità dei lavoratori di essere forza progettuale. È l’unico modo, dice Ingrao, per colpire l’egemonia dell’impresa capitalistica. Una modifica delle forme costitutiva della produzione moderna, prosegue Ingrao, chiama in causa i nuovi temi posti dalle donne, dagli ambientalisti, chiama in causa l’attuale modello di sviluppo. È possibile, così, dislocare anche forze differenti, come, appunto, le donne, ma per costruire, insieme, un potere nuovo. Nessuna nostalgia del passato, chiarisce Sabattini, nessuna visione mitica operaistica, anzi l’esigenza di una pluralità di soggetti, nessuna esaltazione della contestazione fine a stessa, ma il passaggio alla proposta positiva.

Nessun disegno organicistico: anche gli obiettivi parziali, pragmatici vanno bene, se innescati in un progetto strategico. «Occorre fare cose che non abbiamo mai fatto, confrontarci con le scelte strategiche dell’impresa, su come produrre e su cosa produrre». E per fare questo c’è bisogno di una forza lavoro non frustrata, umiliata, ridotta ad un pezzo di macchina. Non è nemmeno possibile conquistare i giovani, le donne, «solo prospettando un miglior reddito». La sinistra, tutta la sinistra, aggiunge Terzi, può essere coinvolta in un progetto di trasformazione del lavoro, ma esso sarebbe «un modello perdente, se tutto chiuso solo in fabbrica». Ecco l’importanza dei ridare senso a quella parola, rifondazione, riattivando energie democratiche, il rapporto inceppato con i lavoratori, allacciando relazioni con la cultura esterna, uscendo dall’isolamento.

Unità sindacale – È uno dei temi caldi del confronto nella CGIL, Terzi avverte un vizio retorico in chi si limita a sottolineare l’importanza dell’unità «come valore in sé». Sabattini, dal canto suo, rifiuta di credere in una «forza autarchica», liberata dal confronto con gli altri, ma critica la «scarsa qualità» dell’attuale unità d’azione, la sua gracilità. La spinta è a non accontentarsi delle singole risposte, per ottenere momenti di unità d’azione, ma di affrontare le differenze strategiche.

Chi siamo noi – Sandinisti? Massimalisti? Operaisti? Sono i quesiti ironici posti da Claudio Sabattini. È un’allusione ai congiurati della CGIL dipinti dai giornali. «Ciascuno di noi», rammenta Terzi, «viene da storie diverse, siamo torntii a ragionare sulle stesse questioni: l’analisi critica della società capitalistica». Non è un incontro tra pessimisti, Ingrao conclude il suo intervento rievocando, a proposito di nuove e vecchie alienazioni, a proposito di lavoro, quell’omino scanzonato di Tempi moderni, con il suo bastoncino roteante. Una immagine allegra, anche se solitaria. Ma quanti omini così corrono su e giù per i meccanismi, più o meno oliati, della società contemporanea?



Numero progressivo: B41
Busta: 2
Estremi cronologici: 1988, 11 novembre
Autore: Bruno Ugolini
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Relativi a Terzi
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “L’Unità”, 11 novembre 1988