FUORI DALLE FORMULE VUOTE

Sinistra lavoro sindacato. Una raccolta di scritti di Riccardo Terzi

Recensione di Onorio Rosati del libro “La pazienza e l’ironia

Le raccolte di scritti sociali e politici spesso non resistono agli inganni del tempo. Così non accade a questo libro di Riccardo Terzi, uscito di recente con la prefazione di Mario Tronti, che mette insieme una serie di interventi dell’attuale segretario nazionale dello SPI CGIL elaborati tra il 1982 e il 2010.

Anche se le riflessioni traggono ragione da cronache politiche contingenti, il respiro che le accompagna è costante, un fil rouge le lega insieme sottilmente: quello dell’esigenza di una rinnovata teoria capace di interpretare le grandi trasformazioni e la loro complessità unita all’azione politica e sociale: «Tutto può, e anzi deve, essere rimesso in discussione, ma non la convinzione che teoria e azione sono le due facce dello stesso processo, che la politica dunque è l’infinito movimento di congiunzione di questi due lati».

Viaggio, quello del libro, lungo binari diversi, ma collegati: il compromesso storico, l’eredità berlingueriana nel PCI, i nodi del centralismo democratico, l’autonomia della ricerca culturale, le difficoltà della sinistra a misurarsi con le trasformazioni e con il nuovo conflitto sociale, la crisi della nozione di classe in Italia e in Europa. Le stazioni sono quelle delle lacerazioni del mondo del lavoro (senza la ricostruzione di una sinistra sociale non può esistere una sinistra politica), e del nodo non ancora risolto della rappresentanza sindacale. Un moderno partito del lavoro esiste solo se sa partire dai nuovi termini del conflitto sociale.

Il percorso politico e sindacale di Terzi è visibile in filigrana. Colpisce la triste ironia che traspare in La rettifica dei nomi dove, alla priorità assegnata da Occhetto alla rimozione del nome PCI, viene opposta quella del rinnovamento, necessitato dalla rapidità delle trasformazioni, sociali, economiche, politiche di natura internazionale («perché siamo in presenza di novità sconvolgenti che reclamano un nuovo bisogno di teoria e che rendono ormai inutilizzabili le antiche certezze»). Estremamente attuali gli articoli di Terzi, da dirigente sindacale, a cominciare dalle riflessioni “fuori coro” sull’accordo del 31 luglio del ‘92, sul sistema delle tangenti e sul controverso tema dell’autonomia e della responsabilità dei soggetti sindacali, sia d’impresa che dei lavoratori, nell’equilibrio della navigazione tra gli scogli dell’interesse parziale e di quello generale.

E ancora, i temi della vecchiaia (De Senectute, Convegno SPI Lombardia, 1994), con richiami a Cicerone, a Engels e a Leopardi, e del relativismo (Elogio del relativismo, 2005). Quasi preveggente (termine che Terzi rifiuterebbe) è poi l’articolo su Il mito padano e l’Europa: «Bossi (…) non inventa nulla: si limita a riscoprire le radici emotive e passionali della politica, e torna a intrecciare politica e ideologia, interessi e passioni, realismo e utopia». In quest’articolo si avvertono i limiti di un intervento teorico-pratico che vede una dimensione europea assente e un federalismo manipolato con grande disinvoltura.

Insomma, la nota principale del fil rouge accennato è quella della crisi della democrazia (2009). Sbagliato leggere la crisi elettorale della sinistra in Europa come slegata dagli incagli della democrazia.

Per Terzi i profili da analizzare sono prioritariamente cinque: lo spazio, il tempo, i soggetti, i fini, la parola.

Le domande che emergono sono affascinanti sia dal punto di vista teoretico che da quello della praxis: democrazia dei grandi spazi, tempi per la qualità della decisione, pratica del decisionismo e del conseguente leaderismo «Il modello plebiscitario (…) è solo una garanzia di arbitrio». Scopi e progetti di società sono le domande principali e le mancate risposte comportano passività e opportunismo.

Democrazia è, quindi, “prendere parola”, la “voice” di Hirschmann che si oppone all’uscita di scena, all’exit. Contro qualsiasi tentativo di esclusione. Per la prima volta Terzi chiama in causa Gramsci, «il ruolo degli intellettuali, il loro distacco dalla massa delle persone semplici, la necessità di una nuova sintesi, ovvero di una generale riforma intellettuale che investa gli strati più profondi della società nazionale».

Emerge dalla lettura di questa raccolta una visione della politica non riducibile a formula vuota, ma capace di intervenire sulla complessità dei processi reali, pena una separatezza assoluta dalla società. Processi che hanno come loro base il lavoro; e una sinistra moderna si ridefinisce partendo da questi, dal lavoro che si sgretola, “si frantuma, assume i caratteri drammatici della precarietà e della mancanza di dignità” con la conseguente crisi dello stesso concetto di rappresentanza, così come conosciuto nel “secolo breve”.

Uscire dalle secche del realismo che vede solo la superficie delle cose e non i fermenti che agiscono sotto è l’invito di Terzi che sorge in diversi passaggi di questa importante raccolta.


Numero progressivo: L8
Busta: 9
Estremi cronologici: 2011, 15 giugno
Autore: Onorio Rosati
Descrizione fisica: Fotocopia pagina quotidiano
Tipo: Recensioni
Serie: Cultura -
Pubblicazione: “Rassegna Sindacale“