ELEZIONI E INTERESSE NAZIONALE
di Riccardo Terzi
Questa primavera di vigilia elettorale è iniziata in un clima di grave tensione: i morti di Milano e di Firenze, i numerosi episodi di violenza e di sopraffazione, gli attentati, fortunatamente sventati, che potevano causare stragi di proporzioni paurose, le nuove imprese provocatorie di fantomatici gruppi specializzati nei sequestri di persona.
Tra i cittadini, e soprattutto tra i ceti intermedi, è grande l’incertezza e il senso di smarrimento, che potrebbe trasformarsi pericolosamente in un atteggiamento di inerzia e di rassegnazione. È dunque necessario chiarire le ragioni profonde di ciò che sta accadendo, ed indicare una linea concreta di azione a sostegno della legalità democratica e del progresso civile del Paese.
Non è da ora che le forze fasciste e le centrali della provocazione cercano di creare una situazione di ingovernabilità e di far prevalere le leggi della violenza e dell’arbitrio. I fatti recenti non sono altro che lo sviluppo di una trama criminosa che si è cominciata ad intrecciare con la strage di P.zza Fontana.
A chi ha avuto la responsabilità del governo del Paese è doveroso rivolgere, con una nuova forza ed urgenza, un preciso interrogativo: quali scelte politiche e quali mezzi concreti di prevenzione si intendono assumere per spezzare questa catena di provocazione, per ridare stabilità al regime democratico?
Sono troppi i reati di omissione per poter accettare l’idea che il tutto sia dovuto soltanto ad inefficienza burocratica; sono troppi i casi comprovati di complicità per poterli considerare come fenomeni isolati e non significativi.
Vi è qualcosa di guasto nella macchina dello Stato, vi sono connivenze che devono essere spezzate, responsabilità che devono essere severamente punite. Come spiegare altrimenti l’incredibile lentezza con cui procede l’accertamento della verità, il fatto che ancora oggi, a distanza di anni, non si sia dissolta l’ombra dell’incertezza e non si sia compiuto nessun passo decisivo? Come spiegare la sistematica carenza di controlli preventivi, anche là dove, come a Milano, sono noti gli uomini e sono note le organizzazioni che si sono specializzate nella pratica della violenza e della provocazione?
Il governo, posto di fronte a così gravi ed urgenti problemi, si è limitato a varare una nuova legge per l’ordine pubblico che inasprisce alcuni aspetti della legislazione vigente e concede alle forze di polizia maggiori margini di intervento.
Ma è davvero questa la strada da percorrere? Vi sono fondati motivi per dubitarne: non sono le leggi che mancano nel nostro Paese, ciò che manca è invece l’autorità dello Stato e la capacità di applicare con coerenza e con decisione ciò che nelle leggi è sancito.
Non possiamo credere nell’efficacia di nuove norme fino a quando non si opera una svolta negli indirizzi politici generali e non si dà avvio a un risanamento profondo dello stato e dei suoi apparati e a un’opera di moralizzazione della vita pubblica.
Qual è, dunque, la ragione politica di questa situazione così acuta e preoccupante? Di fronte alle minacce fasciste l’unica politica efficace, oggi come ieri, è quella dell’unità delle forze democratiche. A trent’anni dalla liberazione dal fascismo, si tratta di riprendere quella politica di unità e di progresso democratico, che è stato bruscamente interrotto negli anni ‘47-‘48, si tratta quindi di liquidare i residui della guerra fredda e dell’intolleranza ideologica, che non corrispondono ormai più al clima culturale del Paese, al grado nuovo di maturità politica e civile che gli italiani hanno raggiunto.
E anche sulle questioni dell’ordine pubblico la Democrazia Cristiana ha preferito, all’esame oggettivo e alla ricerca di un impegno unitario, la strumentalizzazione politica e il ricorso allo slogan elettorale degli opposti estremismi.
Se il partito che ha le maggiori responsabilità nella vita politica italiana lavora per la divisione, non c’è allora da stupirsi del clima pesante di tensione e della crisi profonda che caratterizzano l’attuale momento della nostra storia nazionale.
Noi teniamo ferma la nostra linea unitaria, la nostra proposta d’intesa, perché è questa l’unica seria prospettiva che può essere indicata per uscire dalla crisi. Per questo, nonostante le intemperanze polemiche di certi dirigenti della Democrazia Cristiana, noi vogliamo condurre una campagna elettorale che consenta un confronto sereno ed aperto sulle proposte politiche e programmatiche, e proponiamo una gestione unitaria e democratica degli enti locali, per ridare loro quel ruolo decisivo che devono avere nel nostro sistema istituzionale e perché possano essere all’altezza dei gravi problemi economici e sociali che interessano i lavoratori e tutti i ceti medi produttivi .
Nell’attuale grave situazione economica, ogni forza politica ha il dovere di guardare all’interesse nazionale e di non lasciarsi guidare da meschini calcoli elettorali e da una visione angusta delle proprie convenienze di partito. È questa l’ora della responsabilità, non delle schermaglie polemiche e della faziosità politica.
Per troppi anni il nostro Paese è stato governato da una maggioranza di governo paralizzata dalle sue dispute interne, incapace di scelte politiche coraggiose, indifferente ai problemi reali della società.
La conseguenza è l’attuale stato di crisi che ha investito l’intera società italiana nelle sue relazioni economiche, sociali e morali.
È urgente, dunque, una svolta nella direzione politica del paese, è necessaria una nuova unità democratica che possa fronteggiare con efficacia e con fermezza le minacce fasciste ed ogni forma di violenza e di prevaricazione, e che possa inoltre affrontare con energia i problemi della vita economica e sociale e assicurare un rilancio delle attività produttive e una difesa di tutti coloro che hanno affidato la loro esistenza al lavoro e al progresso economico.
E di fronte alla gravità della situazione economica, che colpisce direttamente migliaia di lavoratori, il movimento operaio ha evitato di drammatizzare le tensioni sociali, e ha posto le grandi questioni dello sviluppo economico complessivo del Paese, delle riforme strutturali, del rilancio degli investimenti, delle responsabilità dello Stato per la realizzazione di una nuova politica economica.
Ora, i risultati del 15 giugno potranno incidere, in maniera determinante, sui futuri sviluppi della situazione del Paese.
La scelta è tra la continuazione di una politica irresponsabile, che renderebbe cronica la crisi della società italiana, e, dall’altra parte, la ricerca di una nuova unità democratica che dia solide basi all’autorità dello Stato, all’azione del governo e degli enti locali.
Non è interesse di nessuno, se non di ristretti gruppi conservatori, continuare su una linea politica che si è dimostrata fallimentare.
E, per cambiare, è decisivo il contributo dei comunisti, è necessario un forte spostamento a sinistra degli equilibri politici, è indispensabile respingere la pretesa della DC di asservire ai propri interessi di Partito e ai propri metodi di governo l’intera vita democratica nazionale.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1975, marzo-aprile
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Orientamenti nuovi”, n. 3-4, marzo-aprile 1975, pp. 1-2