DE GAULLE E IL CENTRO-SINISTRA

di Riccardo Terzi

L’editoriale di Pietro Nenni sull’Avanti! di domenica 10 marzo ci da un chiaro esempio di un’analisi sbagliata della situazione francese, e quindi della politica europea nei suoi termini generali.

Nenni guarda alla Francia gollista come ad una realtà politica caratterizzata dall’autoritarismo di marca fascista, e dall’oltranzismo nazionalista in politica estera; e si sforza di mettere in luce il nesso necessario esistente fra questa volontà oltranzista e la repressione antioperaia.

Questo nesso – è chiaro per tutti – esiste e non va sottovalutato: si tratta, in una parola, di una aperta involuzione autoritaria che si manifesta in Francia sia sul piano della politica estera che in politica interna. Ma questa involuzione deve essere considerata come un “ritorno” a vecchie forme di autoritarismo, a cui si possa contrapporre orgogliosamente l’esperienza italiana, come esperienza qualitativamente diversa, come valida alternativa democratica?

Questa contrapposizione è, evidentemente, l’obiettivo che Nenni vuole raggiungere: da una parte il potere personale di De Gaulle, dall’altra il centro-sinistra, da una parte il deterioramento della vita democratica, dall’altra invece lo sviluppo della democrazia, grazie all’apporto dei socialisti, da un parte la lotta aspra e contrastata dei minatori francesi, dall’altra la luminosa vittoria dei metallurgici.

Ma, a questo punto, il sofisma appare chiaro.

La vittoria dei metallurgici è stata forse un regalo del centro sinistra, o non invece una conquista che si è strappata dopo lunghi mesi di lotta, combattendo da una parte contro la volontà testarda della Confindustria e dall’altra contro gli inviti alla moderazione, al compromesso o al cedimento che provenivano dalle forze del centro-sinistra?

Che oggi sia il centro-sinistra a farsi bello di questa lotta, a volerne ricavare un attestato di buona condotta democratica, è un segno del modo puerile e apertamente elettoralistico con cui le forze filo-governative intendono presentarsi al Paese, quali artefici di ogni progresso civile.

La realtà è un’altra: la società capitalistica avanzata ha in sé i germi della involuzione autoritaria, e tende a esautorare gli istituti tradizionali di democrazia per accentrare il potere politico nelle mani dell’esecutivo e dei gruppi di potere economici: questo per la sicurezza stessa del sistema.

Se in Francia questo venne realizzato mediante la personalizzazione del potere e il mito della grandezza nazionale, in Italia si usano le armi della divisione della classe operaia e i miti del neocapitalismo.

Ma il processo è analogo e i rischi sono gli stessi: nell’uno e nell’altro caso si richiede una risposta autonoma della classe operaia, capace di proporre ed imporre un tipo di sviluppo diverso e alternativo, uno sviluppo che tenda a capovolgere il sistema e non a rafforzarlo.

La lotta dei minatori francesi oggi, dei metallurgici italiani ieri, rappresentano questa risposta, questa volontà del proletariato europeo di non lasciarsi irretire in un disegno politico concepito dalla borghesia per i suoi fini di conservazione e di salvaguardia del sistema.

Alla realtà francese guardiamo pertanto come ad una realtà nella quale siamo direttamente implicati; che non intendiamo combattere restaurando le vecchie alleanze dell’antifascismo democratico borghese, che oggi sarebbero illusorie e ipocrite, ma esaltando gli obiettivi nuovi e più avanzati della classe operaia.


Numero progressivo: G75
Busta: 7
Estremi cronologici: 1969, 17 marzo
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Il lavoratore bergamasco”, 17 marzo 1969