DAL “CONFRONTO” ALL’INTESA

di Riccardo Terzi

In questi ultimi giorni, è apparsa in piena luce la gravità della situazione generale del paese: gli atti criminosi di Roma, di Sesto San Giovanni, di Brescia, pur non potendo essere ricondotti con sicurezza ad un unico e organico disegno eversivo, sono una testimonianza drammatica e allarmante di un clima torbido, nel quale molte forze agiscono non solo al di fuori della legalità, ma con l’obiettivo di portare un attacco diretto allo Stato democratico e alle sue istituzioni.

Tutto questo viene a cadere in un momento particolarmente difficile per l’economia nazionale, le cui possibilità di ripresa dipendono in primo luogo dal grado di solidarietà democratica, dal clima di fiducia e di impegno unitario che sarà possibile costruire nel paese. È evidente dunque che gli atti di terrorismo non sono un’esplosione cieca di violenza, ma sono piuttosto il mezzo con il quale si cerca di scardinare il nostro sistema democratico, creando una situazione di ingovernabilità e quindi conducendo la crisi sociale ed economica a un punto di rottura irrimediabile.

Ancora una volta, quindi, occorre rinnovare un appello alla responsabilità delle forze politiche, perché sappiano con la loro azione indicare a tutta la società italiana la prospettiva certa di una rinascita democratica.

La base fondamentale di questa azione di risanamento è data dalla Costituzione repubblicana, che ancora oggi assume un grande significato, indicando la via dell’unità delle forze popolari e del progresso civile e sociale. Si sono create condizioni più favorevoli perché tutti gli organi dello Stato, che nel passato anche recente hanno conosciuto deviazioni e distorsioni gravi rispetto ai principi della Costituzione, assolvano ora alla loro funzione istituzionale. È quindi necessario sviluppare sempre più un rapporto fecondo tra le forze politiche democratiche e gli apparati dello Stato e creare nel paese un clima nuovo di fiducia e di collaborazione. Questo processo è già in atto, e numerose sono le testimonianze che lo provano, ed appunto per questo le forze reazionarie, che nel passato avevano cercato di inserirsi all’interno degli apparati dello Stato e di piegarli alla loro logica, ora avvertono che la situazione sta modificandosi e vanno intensificando il ricorso alla provocazione così da creare uno stato generale di disordine e di illegalità che ostacoli la via del rinnovamento democratico nella società e nello Stato.

Il quadro politico che si è creato dopo il 20 giugno è già, parzialmente, il riflesso dei nuovi rapporti di forza e degli spostamenti avvenuti. I grandi movimenti di lotta degli ultimi anni hanno posto la classe lavoratrice in una posizione nuova, come forza di governo, e da qui deriva una situazione politica profondamente mutata.

Ma, è appunto questa novità della situazione che getta scompiglio nelle forze conservatrici, per le quali l’avanzata del movimento operaio deve essere bloccata con ogni mezzo, e che pertanto lavorano per interrompere i processi positivi e per creare una nuova, gravissima, crisi politica.

Questi ultimi mesi, caratterizzati dalla particolare situazione nei rapporti politici che si è prodotta con il governo Andreotti, non sono stati infruttuosi. Si può avvertire in molti campi un miglioramento della situazione, uno sforzo più concreto per risolvere i problemi. Certamente nessuno può ritenere che, con il governo Andreotti, sia stata data una soluzione duratura al problema della direzione politica del paese, e sono evidenti i caratteri di transitorietà dell’attuale fase politica. Il problema, allora, è quello di far progredire i rapporti politici, con gradualità e insieme con chiarezza di prospettiva, di scongiurare il ritorno a contrapposizioni frontali e di procedere con decisione sempre più chiara sulla via dell’intesa tra le forze politiche democratiche.

Mentre la situazione reale del paese, contrassegnata dai dati preoccupanti della crisi economica e dal riemergere allarmante di una nuova fase della strategia della tensione, richiederebbe una condizione di stabilità politica, di chiarezza, di collaborazione fruttuosa tra i partiti democratici, si manifestano invece segni di incertezza e di confusione, alla cui origine sta anzitutto la situazione di crisi della Democrazia Cristiana, incapace di scegliere e di definire con precisione la propria linea politica.

Il contrasto da cui è diviso il gruppo dirigente della DC conduce ad una sorta di immobilismo: da un lato è stata respinta l’idea di far precipitare la situazione e di provocare uno scontro politico frontale, e si è ribadita la solidarietà del partito alla nuova esperienza governativa, ma d’altro lato la DC rifiuta di indicare una via di sviluppo del quadro politico, e anzi tende a restringere il significato di novità del governo Andreotti, rifiutando ciò che pure è logica conseguenza della situazione attuale, e cioè la ricerca permanente di momenti di intesa tra tutte le forze che, dopo il 20 giugno, hanno operato responsabilmente per assicurare una guida al paese. Riemergono quindi preclusioni anticomuniste ormai anacronistiche e ingiustificabili, e la stessa parola d’ordine del «confronto», che aveva caratterizzato fino al Congresso l’azione della nuova maggioranza raccoltasi attorno a Zaccagnini, si riduce ad una formula vuota, dato che nei fatti vengono proprio rifiutate quelle occasioni concrete di confronto che i partiti della sinistra hanno ripetutamente proposto.

Delle difficoltà interne alla DC bisogna tener conto realisticamente, e ciò significa avere il senso concreto dei processi politici reali, non forzare la situazione, non costringere la DC in una posizione senza via d’uscita, perché ciò significherebbe l’inizio di una crisi senza sbocchi. Tuttavia, con tutto il realismo e la prudenza che sono necessari, non possiamo non sottolineare il pericolo che viene da questo ritardo dei processi politici rispetto alle esigenze reali della società italiana, e dobbiamo perciò riprendere con grande ampiezza, in tutti i campi, una iniziativa politica che spinga le forze cattoliche democratiche ad uscire dall’immobilismo, a dare corpo e concretezza al confronto politico, ad operare con più coerenza e lucidità lungo una linea di solidarietà democratica, traendo tutte le necessarie conseguenze dalla lezione del 20 giugno e dall’esperienza complessa e difficile di questi mesi.

Siamo entrati in una fase nuova e difficile, ricca di potenzialità, suscettibile di sviluppi positivi, nella quale si delineano nuovi, più ampi, orizzonti per il nostro regime democratico. L’errore più grave che possono commettere le forze politiche è quello di rimanere ferme, di rinunciare alla ricerca di una prospettiva nuova, di restare prigioniere delle paure, degli egoismi di partito, delle formule che appartengono al passato.


Numero progressivo: G39
Busta: 7
Estremi cronologici: 1977, gennaio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Orientamenti nuovi”, gennaio 1977, p. 5