COMITATO DIRETTIVO CGIL LOMBARDIA DEL 13 MARZO 1992

Relazione di Riccardo Terzi

In questa riunione del direttivo regionale dobbiamo discutere e deliberare sul piano di lavoro per il 1992. Io intendo con questa introduzione fare soltanto un’illustrazione delle motivazioni politiche e delle priorità fondamentali del piano di lavoro, rinviando i compagni alla lettura del testo scritto, il quale avrà una sua stesura definitiva dopo questo comitato direttivo, per tenere conto delle osservazioni, dei suggerimenti, delle proposte che dalla discussione possono emergere.

Questa discussione la facciamo in un determinato contesto politico, che è caratterizzato dall’esistenza di alcuni grandi nodi, di alcune questioni cruciali intorno alle quali il gruppo dirigente sia nazionale che regionale dovrà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, prendere delle decisioni impegnative.

Mi riferisco in particolare a tre aspetti. Il primo si riferisce alle prospettive del confronto con il governo e con le controparti sulla struttura del salario e della contrattazione e in rapporto a questo alle relazioni unitarie con CISL e UIL che hanno avuto momenti di sofferenza, rimettendo in discussione le intese unitarie che a suo tempo erano state definite; vi è quindi l’esigenza di ridefinire una piattaforma unitaria con la quale andare ai prossimi appuntamenti.

In secondo luogo abbiamo i problemi della situazione interna alla CGIL; il direttivo nazionale ha cominciato a discutere nell’ultima riunione sulla base di una relazione del compagno Trentin e si è deciso sulla base di questa relazione di aprire un dibattito nell’insieme delle strutture affrontando i problemi della vita interna, delle regole della democrazia della nostra organizzazione, i problemi dell’unità della CGIL.

In terzo luogo abbiamo tutte le questioni legate all’aggravamento della crisi economica ed industriale, e quindi la conseguente necessità di una messa a punto di una nostra linea di politica economica e di politica industriale.

Il direttivo nazionale è stato convocato nei giorni dal 14 al 16 aprile, e dovremmo quindi per quella data avere una conclusione del dibattito. Pensiamo quindi di convocare prima del direttivo nazionale una riunione del nostro organismo dirigente per una discussione impegnativa su questi temi.

Se questo è il quadro, è evidente che il piano di lavoro che qui viene sottoposto alla vostra valutazione rappresenta uno schema ancora per molti aspetti aperto, suscettibile di momenti di verifica e anche di correzione; perché molto dipende da quella che sarà l’evoluzione concreta della situazione economica, sociale, sindacale.

Questa evoluzione ci può imporre altre priorità, ci può imporre delle esigenze che oggi non sono prevedibili.

Così, ad esempio, noi proponiamo, nel programma di lavoro, di tenere a un anno dal Congresso -quindi nell’autunno del 1992 -un’assemblea regionale per un bilancio della realizzazione degli obiettivi del Congresso, ma il carattere concreto di questa assemblea, il suo taglio politico, i temi da mettere al centro della discussione, questo non può che dipendere dagli sviluppi della situazione politica e sindacale dei prossimi mesi.

E gli stessi tempi di attuazione di questa assemblea possono anche essere eventualmente accelerati.

Fatte queste premesse, le linee del piano di lavoro che presentiamo tendono a concretizzare le scelte che insieme abbiamo fatto al congresso.

E questo piano di lavoro è una proposta che viene avanzata unitariamente dalla Segreteria regionale della CGIL, confermando in questo anche un impegno per una gestione unitaria dell’organizzazione.

A me sembra che si possano sintetizzare le scelte fondamentali che stanno alla base dell’insieme del piano di lavoro, individuando quattro gruppi di questioni. Primo, le questioni della prospettiva unitaria, i problemi relativi alla costruzione di una nuova dimensione unitaria nel rapporto con CISL e UIL.

Secondo, la dimensione internazionale e soprattutto europea, della nostra iniziativa sindacale.

Terzo, la necessità di una nuova elaborazione ed iniziativa sui nodi strutturali della crisi, sulle questioni di politica industriale, di politica economica, di politica dei redditi, e così via.

Quarto, un processo di rinnovamento e di potenziamento della struttura sindacale.

Io cercherò di fare qualche precisazione su questi quattro aspetti, che mi sembrano quelli più rilevanti.

In primo luogo, l’unità sindacale. Noi ne abbiamo fatto un punto qualificante dell’impostazione congressuale e confermiamo questa scelta come scelta politica prioritaria della CGIL; anche se naturalmente dobbiamo tenere conto, per non dare a noi stessi una rappresentazione propagandistica o illusoria della realtà, dell’esistenza di problemi e di difficoltà nei rapporti con CISL e UIL su questioni di fondo: basti ricordare la vicenda della piattaforma unitaria e la divaricazione molto marcata che si è aperta nelle scorse settimane fra le tre Confederazioni.

Quindi è evidente che non si può ritenere facile il cammino unitario, immediatamente a portata di mano. Allora il problema è se noi tentiamo di far venire dalla Lombardia un contributo positivo, che vada in controtendenza rispetto al peggioramento delle relazioni. Noi cerchiamo di lavorare con questa impostazione, con questo obiettivo, individuando alcuni terreni concreti di lavoro, non ponendo in astratto il problema dell’unità come messaggio politico generico, ma individuando alcuni terreni specifici: la costruzione delle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, l’attivazione del tavolo triangolare regionale sui temi della crisi economica ed industriale, le iniziative unitarie come quella che è in programma sulla politica dei redditi.

Secondo punto, la dimensione internazionale. Non ripeto le cose che più volte abbiamo sottolineato e cioè il rilievo crescente che ha la dimensione internazionale e in particolare quella europea.

Non possiamo più costruire una politica sindacale efficace se non sta dentro a questa dimensione, se non abbiamo una capacità adeguata di conoscenza, di intervento, di sviluppo delle relazioni internazionali.

Pensiamo quindi a un’intensificazione dell’attività internazionale della CGIL, in particolare lungo tre fondamentali direzioni. Una prima direzione è quella della politica comunitaria, che va considerata come un elemento strutturale e permanente e non solo un fatto di politica estera; in questo senso abbiamo dato vita ad uno specifico strumento di lavoro, con la costituzione dell’ufficio per le politiche comunitarie.

La seconda direzione riguarda l’Est europeo: qui abbiamo una situazione del tutto nuova, in movimento, aperta a diversi sbocchi possibili. È evidente a tutti l’interesse politico grandissimo che ha per noi il tipo di evoluzione che ci sarà in quei paesi, e quindi l’esigenza di stabilire delle relazioni sindacali molto strette con i nuovi soggetti sindacali che in questi paesi si vanno formando.

La terza priorità proponiamo che sia individuata nell’area mediterranea, perché qui abbiamo una serie di aspetti politicamente rilevanti, da quelli del flusso migratorio dai paesi del nord Africa, agli aspetti più di fondo che riguardano il rapporto tra Europa e mondo arabo.

A queste linee prioritarie va aggiunta l’attività di cooperazione internazionale, che viene svolta dalla CGIL attraverso lo strumento operativo specifico rappresentato da Progetto Sviluppo.

Un terzo ordine di questioni riguarda i temi di politica economica e di politica industriale. Abbiamo fatto una discussione approfondita nell’ultimo direttivo sulla base di una relazione molto ampia e argomentata di Agostinelli, e abbiamo uno scenario riguardante l’andamento dell’economia italiana che è mutato e che presenta elementi allarmanti.

Abbiamo bisogno di un punto di riferimento unitario, nel senso che non può bastare l’azione contrattuale ordinaria se non ci diamo un quadro di riferimento, se non affrontiamo cioè i nodi di fondo, strutturali, cercando anche di colmare un vuoto, un ritardo, che abbiamo avuto negli anni passati.

Oggi abbiamo bisogno di spostare in questa direzione l’impegno, l’iniziativa e le risorse della nostra struttura regionale.

Nel piano di lavoro c’è questa impostazione, con una serie di proposte di lavoro: da quella che riguarda la costituzione di una consulta scientifica, cioè di una sede permanente di rapporto con la cultura scientifica in modo da avere le competenze necessarie per mettere a punto una nostra politica, una nostra visione complessiva sulle questioni di politica economica, all’impegno unitario per un’iniziativa sul problema della politica dei redditi, pensando poi a un ulteriore appuntamento sulle questioni di riforma della pubblica amministrazione. E c’è l’esigenza di un lavoro più interno, che va avviato con grande intensità, sui temi di politica industriale, per arrivare rapidamente ad elaborare proposte e posizioni per le politiche di settore, per i grandi gruppi, e per gli aspetti di carattere territoriale.

Tutto questo era già largamente presente nell’impostazione dell’ultimo direttivo, alla quale rinvio senza ulteriori specificazioni.

Il quarto gruppo di questioni riguarda la definizione di alcuni progetti, con i quali tendiamo a far compiere un salto di qualità nell’esperienza della nostra organizzazione, riprendendo le indicazioni che sono venute dal dibattito congressuale.

Le cose più rilevanti sono le seguenti. In primo luogo il problema dei nostri strumenti di informazione, con la costruzione di un progetto che consenta una nostra presenza nel settore televisivo, con un notiziario settimanale, e con trasmissioni specifiche sui servizi e sulle grandi questioni di attualità.

È un progetto in corso di elaborazione, e non siamo ancora in grado di presentarlo in modo compiuto, ma è una scelta che proponiamo venga fatta, la quale ha evidentemente delle ricadute sul bilancio di previsione per il ‘92.

In secondo luogo il progetto per la costituzione di un’agenzia regionale per la formazione, che già abbiamo indicato al nostro Congresso regionale.

Pensiamo di dare attuazione entro il ‘92 a questo impegno, realizzando un’agenzia che affronti i problemi della formazione professionale e della formazione sindacale.

Si tratta anche in questo caso di un progetto da precisare, nei suoi aspetti concreti, e che dovrà essere, ulteriormente sottoposto a una discussione nei nostri organismi dirigenti.

Inoltre, pensiamo di dare un impulso ad alcuni settori di lavoro che possono consentire un nuovo sviluppo della sindacalizzazione. Il settore dell’artigianato ha già avuto un suo sviluppo importante nell’ultima fase, e le intese raggiunte con le controparti aprono nuove possibilità, per cui crediamo necessario in questo campo un investimento politico di particolare rilievo.

Inoltre, proponiamo un potenziamento dell’attività verso le figure di alta professionalità, dandoci l’obiettivo, che avrà bisogno di tempi di maturazione, della costruzione di un momento associativo autonomo dei quadri.

Questi a me sembrano gli elementi più significativi di scelta, e anche di novità, che stanno nel piano di lavoro, e che hanno poi un preciso riflesso nel bilancio di previsione.

Su numerosi altri terreni si tratta di consolidare un livello di attività già abbastanza acquisito; penso, ad esempio, ai temi dell’ambiente, che restano un elemento rilevante, sui quali la CGIL regionale ha acquisito in questi anni una competenza riconosciuta, che va consolidata.

Tralascio di parlare degli altri punti del piano di lavoro, perché mi pare utile cercare di ragionare tra di noi sulle scelte di fondo e sulle priorità.

Si tratta di un piano di lavoro impegnativo, che contiene alcuni elementi di innovazione che non sarà facile realizzare.

Un piano di lavoro come questo può funzionare solo se c’è un rapporto molto stretto tra la struttura regionale e le altre strutture territoriali e di categoria. Le cose più impegnative che ci proponiamo di fare o riusciamo a farle insieme, o non si fanno, oppure si fanno male.

Occorre quindi un coinvolgimento attivo delle strutture nella realizzazione di questi progetti. In questo senso dovremo organizzare riunioni più operative, per attivare le sinergie necessarie.

L’approvazione del piano di lavoro è solo una prima tappa. Avremo poi bisogno di momenti successivi di verifica, di messa a punto, e anche di correzione alla luce degli svolgimenti concreti che avrà la situazione politica e la situazione sindacale.



Numero progressivo: A13
Busta: 1
Estremi cronologici: 1992, 13 marzo
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Nota settimanale della CGIL Lombardia”, n. 5, 24 marzo 1992, pp. 18-20