CHI CALPESTA LE AUTONOMIE
di Riccardo Terzi
Nel corso delle campagna elettorale, molte forze politiche hanno messo da parte, con disinvolta spregiudicatezza, tutte le solenni dichiarazioni sull’autonomia dei movimenti di massa e delle organizzazioni sociali ed è venuta alla luce una concezione strumentale ed elettoralistica. I casi sono numerosi non si tratta di “incidenti” o di iniziative singole che sono sfuggite al controllo dei gruppi dirigenti dei partiti. Per ciò appunto la questione merita di essere segnalata ed approfondita.
Vi è anzitutto il caso sconcertante della UIL che ha deciso di comportarsi come un’agenzia pubblicitaria al servizio del PSI, senza tenere in nessun conto le regole di autonomia e di incompatibilità fissate unitariamente delle organizzazioni sindacali. Benvenuto parla a manifestazioni elettorali del PSI, i “socialisti della UIL” firmano manifesti che non hanno nulla a che vedere con la tematica sindacale. E, d’altra parte, altri dirigenti sindacali si sono fatti promotori e protettori della lista “Nuova sinistra unita”, dimostrando così che l’autonomia deve essere una regola solo per i comunisti, che quindi tutta la questione dell’incompatibilità deve valere a senso unico, nel tentativo di indebolire il peso e l’influenza dei comunisti all’interno delle organizzazioni sindacali.
Noi ribadiamo la nostra piena e convinta adesione a quella concezione dei rapporti tra partiti e movimenti di massa basata sui principi della reciproca autonomia. E pertanto consideriamo gravi i fatti e i comportamenti che sono in aperto contrasto con il cammino che si è compiuto in questi anni in direzione dell’autonomia e dell’unità del movimento sindacale.
Un altro esempio significativo e illuminante è dato dal tipo di rapporto che alcuni partiti, tra cui anzitutto la Democrazia Cristiana, hanno stabilito con la Confederazione del commercio e del turismo. Evidentemente questa organizzazione è considerata solo come un serbatoio a cui attingere voti e preferenze.
Nell’ultimo numero del giornale della Confcommercio compaiono, con relativa fotografia, ben 24 candidati della Democrazia Cristiana. A quale titolo? A quale commercio si dedicano questi personaggi? E anche gli altri partiti, dal PSI al PLI, non si sono sottratti a questa strumentale operazione elettoralistica, da Craxi a Bucalossi, hanno tutti scoperto la vocazione del commercio.
Ci auguravamo che la vita politica italiana potesse evolvere verso forme più civili e più serie, e anche che ci fosse nelle varie organizzazioni di massa un senso più spiccato della loro autonomia e della loro dignità.
Probabilmente ci siamo sbagliati, ma tuttavia restiamo convinti che gli elettori sappiano giudicare dai fatti e siano interessati ai programmi più che alle biografie dei singoli candidati. È per questo che sui problemi del commercio noi abbiamo proposto alle organizzazioni della categoria un confronto politico, un esame dei problemi da risolvere, nel rispetto dell’autonomia e senza ricorrere a pressioni e a forzature per il voto di preferenza a questo o a quel candidato.
Siamo certi che gli stessi dirigenti della Confcommercio abbiano avuto, in questa occasione, una conferma della nostra serietà, della possibilità di avere con il nostro Partito un rapporto politico corretto.
La Democrazia Cristiana chiede dei servigi, degli atti di vassallaggio gli altri partiti chiedono di rastrellare qualche voto di preferenza. Noi chiediamo un confronto politico e programmatico, e nel contempo sosteniamo con forza la necessità di una piena autonomia delle diverse organizzazioni sociali, della liquidazione dei feudi personali e dei collateralismi politici.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1979, 23 maggio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “L’Unità”, 23 maggio 1979