[CARLO CATTANEO]

Scritto di Riccardo Terzi relativo al 150° anniversario dell’Unità d’Italia e alla figura di Carlo Cattaneo

Va dato atto alla Fondazione Di Vittorio di avere affrontato la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia con un approccio critico ed intelligente, senza mai cadere nella banalità delle retoriche ufficiali, con un intento non di tipo celebrativo, ma di studio, di approfondimento, di ricostruzione di tutta la complessità della nostra storia nazionale. Lo voglio sottolineare, perché tutto il dibattito pubblico è sempre intriso di retorica, di frasi fatte, e in questa occasione in particolare era assai forte la tentazione di ricorrere a tutto il vecchio armamentario dell’orgoglio nazionalistico. Insomma, il rischio era quello di una esaltazione acritica della nostra storia, vista solo come un processo tutto ascendente e progressivo, per poter dire, alla fine, con una frase notevole solo per la sua ottusità, che dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani.

Le diverse iniziative della Fondazione hanno cercato di mettere a fuoco le diverse figure della nostra storia, intellettuale e politica, esplorando anche quei filoni di pensiero che non hanno avuto successo, quelle correnti che sono rimaste minoritarie e sono state sconfitte. A distanza di tempo, i vincitori e gli sconfitti hanno pari legittimità storica, pari dignità, ed è importante leggere nella storia anche le occasioni perdute, i progetti abortiti, le possibilità che non si sono realizzate. Insomma, anche i se e i ma hanno diritto di cittadinanza, perché ad ogni passaggio ci troviamo di fronte ad alternative, a diverse possibili opzioni, e ciò che è stato scartato mantiene intatto il suo valore, e può riemergere in una fase successiva, ciò che era inattuale può ritrovare la sua attualità. “Senza se e senza ma” è uno dei modi di dire più stupidi e più arroganti, perché ciò significa semplicemente senza pensiero.

Ho partecipato alla bella iniziativa organizzata a Recanati su Giacomo Leopardi. Anche Leopardi rientra in questa galleria degli “sconfitti”, perché l’Italia che si è realizzata non è l’Italia da lui sognata. Egli aveva in mente la rinascita dell’antico spirito repubblicano e assegnava all’Italia una funzione di guida culturale, e nello stesso tempo vedeva tutta la miseria della nostra condizione civile, dominata dall’individualismo, dal calcolo delle convenienze, dall’assenza di una comune missione e di una matura identità nazionale. Ma la figura di Leopardi è stata sostanzialmente rimossa, ed egli viene ricordato solo come il poeta infelice, come il testimone di una disperazione esistenziale, senza fare i conti con tutta la ricchezza del suo pensiero. Il giudizio liquidatorio è quello formulato da Benedetto Croce, che ha parlato di una “vita strozzata”, una vita incompiuta e mai giunta alla sua maturità.

In un’altra occasione si è analizzato il ruolo di Carlo Pisacane, l’interprete più radicale e coerente di una linea di pensiero e di azione nella quale la libertà repubblicana fa tutt’uno con il riscatto sociale, con la liberazione dei ceti popolari dagli antichi vincoli della servitù, dello sfruttamento, dell’ignoranza.

In questo sforzo di ricostruzione critica, non poteva assolutamente mancare la figura di Carlo Cattaneo, testimone di un’Italia possibile e irrealizzata: l’Italia delle autonomie, delle libertà comunali, dell’autogoverno locale. Cattaneo, alla fine, non si riconosce nell’Italia sabauda, e finisce i suoi giorni nella vicina Svizzera. Ma il suo modello politico acquista sempre più attualità, perché la centralizzazione statale, forse necessaria e inevitabile in una determinata fase, ha prodotto crescenti inefficienze e distorsioni nel funzionamento dello Stato. È significativo che il tema del federalismo si sia imposto, negli ultimi anni, all’attenzione del dibattito politico. Il federalismo rappresenta una possibile alternativa, un diverso modo di concepire lo Stato e la sua organizzazione. È una corrente che è rimasta sempre minoritaria, ma che ha avuto alcuni interpreti di altissimo livello, da Altiero Spinelli a Silvio Trentin.

Alla Costituente si è raggiunto un punto di compromesso, con un riconoscimento delle autonomie locali, ma pur sempre dentro una struttura statale centralizzata. Dopo il crollo del fascismo e dopo le devastazioni della guerra era comprensibile che l’accento fosse posto sull’unità della nazione. Ma, comunque, nella Costituzione sono già presenti alcune importanti aperture, su cui si può ulteriormente lavorare.

Lo studio del pensiero di Cattaneo ha questo significato, di esplorare il principio dell’autonomia in tutte le sue possibili implicazioni, di mettere alla luce tutte le possibilità che non hanno potuto fin qui svilupparsi, per le resistenze conservatrici, o per l’immaturità dei tempi, o per il gioco dei rapporti di forza. La storia non è un continuum, un movimento ininterrotto di progresso, ma procede per salti, per rotture, e gli sconfitti possono tornare ad occupare la scena, con le loro idee e con i loro programmi. Cattaneo è oggi di grandissima attualità, a condizione di non confonderlo con le suggestioni autoritarie della Lega, con l’idea di una comunità chiusa, che ha bisogno di un nemico su cui scaricare le proprie pulsioni aggressive. È l’antico rito del capro espiatorio, della vittima sacrificale su cui si ricostruisce l’ordine della comunità, la sua gerarchia, la sacralità degli antichi rapporti di potere. Il nemico è funzionale a questa operazione di restaurazione dell’ordine, e la violenza, come sempre, si scarica sul bersaglio più fragile, sull’immigrato, sull’islamico, su chi infanga le nostre “radici cristiane”.

Cattaneo sta, rispetto a questa ideologia dell’intolleranza, su un fronte del tutto opposto, perché egli sostiene l’idea di una società aperta, plurale, complessa, nella quale sia riconosciuto e garantito lo spazio per il più libero confronto delle idee. Ora, è questo un problema di bruciante attualità, quello cioè della costruzione di un libero spazio democratico, nella dimensione nazionale e in quella sovranazionale. Posti, come siamo, di fronte ad una crisi della democrazia, e ad una crisi sempre più inquietante del progetto europeo, si pone il problema di far ripartire un processo democratico, partecipativo, che valorizzi il pluralismo delle idee e realizzi nuove forme di autogoverno. Carlo Cattaneo ci può aiutare ad affrontare e a capire meglio tutta questa problematica.



Numero progressivo: L22
Busta: 9
Estremi cronologici: 2011
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Cultura -
Note: Bozza
Pubblicazione: Edmondo Montali (a cura di), “Cattaneo e Pisacane. Gli eroi dimenticati.”, Ediesse, Roma 2012