CADE UN IMPERO NASCE IL SOCIALISMO

7 novembre 1917

di Riccardo Terzi

Ricordando la data gloriosa del 7 novembre, della prima vittoriosa rivoluzione socialista, vogliamo misurare il cammino che è stato percorso dal movimento operaio in questo mezzo secolo e valutare i risultati che già sono stati conseguiti.

L’impresa del partito bolscevico appariva allora a molti un’impresa disperata, giacché la vecchia Russia zarista era sì un potente impero, ma era immersa nell’arretratezza e poggiava su rapporti di produzione ancora semifeudali.

Attuare in tali condizioni, in un Paese ancora prevalentemente agricolo, la rivoluzione socialista significava operare un immenso rivolgimento sociale, destando a nuova vita le grandi masse contadine e vincendo la resistenza tenace di tutte le forze conservatrici coalizzate. E in effetti le difficoltà furono immense: la storia del primo stato socialista è la storia di lotte durissime, di sacrifici, di sofferenze, ed occorse tutta l’energia del partito bolscevico per impedire che la causa della rivoluzione venisse travolta da queste difficoltà.

 

Campagna di odio

Contro questa nuova realtà, contro il primo esempio di Stato operaio, la borghesia scatenava una campagna violentissima di odio e di calunnie, cercando di dimostrare il fallimento della rivoluzione, sostenendo che le masse lavoratrici erano cadute in una condizione di miseria e di sfruttamento ancora peggiori.

E ancora fino a non molli anni fa questo era il filo conduttore di tutta la propaganda borghese e anticomunista.

Ora è divenuto sempre più difficile sostenere questa tesi del fallimento della rivoluzione, perché sono davanti a noi i fatti del grande progresso economico e civile che il sistema socialista ha realizzato, e tutti hanno dovuto prendere atto di questa nuova realtà, dell’esistenza di un grande Stato socialista progredito e potente, il cui peso sulla scena politica mondiale è un peso determinante.

Ed ecco allora che l’anticomunismo assume nuove forme e cerca per altra via, in modo più subdolo, di indebolire nella classe operaia la coscienza socialista.

Non potendo più sostenere seriamente la tesi del fallimento della rivoluzione, i propagandisti della borghesia cercano di presentare questo progresso economico della società socialista come un abbandono degli ideali rivoluzionari, come una forma di imborghesimento. L’Unione Sovietica sarebbe ormai, secondo questa versione aggiornata dell’anticomunismo, un tipo di società non molto dissimile da quella occidentale.

Ma si tratta, come è evidente, di un trucco volgare.

Perché mai infatti i lavoratori, che con la loro lotta appassionata hanno nel passato difeso l’esistenza ancora fragile del primo Stato socialista, dovrebbero oggi rinnegare il frutto di questa lotta?

Se finalmente la società socialista si è consolidata, se finalmente ha raggiunto quei traguardi di civiltà e di benessere cui tendeva, noi salutiamo questi risultati e li consideriamo una vittoria nostra, una vittoria di tutto il movimento operaio mondiale.

E sappiamo anche che l’esistenza di un grande Stato Socialista, anzi, di un intero sistema di Stati socialisti, è un punto d’appoggio formidabile per la lotta di tutte le classi sfruttate e di tutti i popoli oppressi. La classe operaia ha dimostrato, alla prova dei fatti, la propria capacità di essere classe dirigente e di edificare una società di tipo nuovo, non più fondata sullo sfruttamento, e di fronte a ciò l’unico atteggiamento serio e coerente per un militante comunista è quello di essere dalla parte della classe operaia vittoriosa contro i suoi denigratori.

E tuttavia c’è chi pensa che sia più rivoluzionario l’atteggiamento opposto e ha la pretesa di presentare come analisi marxista la tesi dell’imborghesimento, del ritorno al capitalismo nell’Unione Sovietica e negli altri Paesi del blocco socialista. Tutto ciò non ha nulla di scientifico, è una pura falsificazione della realtà, e non può essere spiegato altrimenti se non come conseguenza dell’azione ideologica dell’avversario di classe, come cedimento a questa azione.

Ogni operaio cosciente comprende assai bene che nel mondo si fronteggiano due diversi sistemi di vita, quello socialista e quello capitalista, e alla luce di questa verità fondamentale trovano la loro spiegazione tutte le complesse vicende della politica internazionale.

Se invece si perde di vista ciò, e si arriva a dire che l’Unione Sovietica e l’imperialismo fanno parte di un medesimo sistema, di una medesima logica, allora si perde del tutto la bussola e si brancola nel buio più completo.

 

L’arma della borghesia

L’antisovietismo, comunque sia camuffato, esprime una posizione di destra ed è l’arma prediletta della propaganda borghese. Ciò continua ad essere vero oggi, in una situazione nella quale i rapporti di forza si sono modificati a vantaggio del socialismo, e la borghesia internazionale si sforza di ritardare l’avanzata dei movimento operaio cercando di provocare nelle sue file divisioni e contraddizioni.

Il nostro compito è dunque quello di rinsaldare la coscienza internazionale, di dare ai lavoratori il senso della nostra forza, dei successi così grandi che già sono stati raggiunti, e quindi delle grandi possibilità di avanzata e di vittoria che ci stanno di fronte.


Numero progressivo: G55
Busta: 7
Estremi cronologici: 1970, 30 ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 30 ottobre 1970