APRIRE IL DIALOGO

Speciale quadri

Intervista di Simona Vettarino a Riccardo Terzi

Il dibattito sul tema dei quadri è all’ordine del giorno nel movimento sindacale. Nei numeri precedenti avevamo avviato la discussione con gli interventi di Perna e di Matteucci.

Ospitiamo ora, con uno spazio più largo, opinioni anche discordi ma che ci sembrano comunque interessanti e degne di riflessione: le interviste a Riccardo Terzi del dipartimento economico della Direzione del PCI e a Roberto Cassola, responsabile dell’ufficio nuove organizzazioni di area socialista della Direzione del PSI, l’articolo di Gianni Montani dell’ufficio stampa della CGIL Piemonte sul “Quadro alla Fiat” e quello di Francesco Tenuta su una esperienza concreta di confronto con i quadri in un settore dei trasporti.

Chiude il servizio un prospetto che illustra come è stato affrontato sul terreno dei contenuti rivendicativi il problema dei quadri e dei tecnici nei principali contratti dell’industria.

 

Poco più di un mese fa il partito comunista ha tenuto la “Conferenza nazionale dei quadri e dei tecnici”; è stata l’occasione per un confronto diretto con queste forze. Qual è stato il risultato di questo incontro?

«Il risultato del convegno è certamente positivo sia per la partecipazione effettiva delle forze esterne, delle associazioni sia nazionali che aziendali dei quadri e dei tecnici sia per la discussione franca che si è avuta.

Abbiamo definito una linea precisa che basandosi sull’unità del movimento dei lavoratori, lasci spazio a tutte le componenti, a tutte le figure sociali; deve cambiare un certo modo di pensare della classe operaia, soprattutto quella tendenza all’egualitarismo che ancora ci portiamo dietro.

Questa concezione col passare del tempo ha determinato un progressivo appiattimento dei trattamenti, per esempio gli aumenti indifferenziati.

Questo modo di fare non premia la professionalità e secondo i quadri così diventa sempre più difficile riconoscere il loro ruolo specifico all’interno del processo produttivo. Dovrà essere ridiscussa la questione della rappresentanza nei consigli di fabbrica ma per fare questo dovremo acquisire un atteggiamento politico nuovo che eviterà di isolare questi soggetti sociali e ci porterà verso un processo di rinnovamento. Il sindacato, per far questo, dovrà attrezzarsi in modo diverso, arrivando alla elezione dei delegati anche per i quadri e per i tecnici, che avranno così i loro rappresentanti. L’essere presenti nei consigli dei delegati non sarà sufficiente però se non cambierà il clima politico, se non si aprirà il dialogo tra la classe operaia e questi gruppi.

Indefinitiva abbiamo constatato che i ritardi del sindacato e dei partiti della sinistra si stanno riassorbendo ed è tempo di avviare rapporti sempre più stretti perché chi punta alla separazione va verso l’isolamento.»

 

Perché tutto questo interesse per i quadri? È veramente così decisivo il loro ruolo nelle aziende?

«I quadri non sono più “i cani da guardia del padrone” come si diceva una volta, l’organizzazione del lavoro nelle fabbriche si sta rinnovando. Ci si sta avviando verso un processo sempre più avanzato di democratizzazione industriale e presto i gruppi di produzione rivoluzioneranno il modo di lavorare; quadri e tecnici sono nei punti chiave dell’organizzazione produttiva e assieme a loro la classe operaia riuscirà ad avviare quel controllo sulle scelte dell’impresa che da tempo tutti auspichiamo.»

 

Questo riavvicinamento cancella del tutto la rottura clamorosa intervenuta al tempo della vertenza Fiat, quando gli operai picchettavano i cancelli e i quadri organizzavano la marcia dei 40 mila?

«Anche se con tutte le difficoltà e le incomprensioni che ha scatenato, la vicenda Fiat ha fatto capire che non era più tempo di rinviare ulteriormente il problema. Da allora il tema “quadri” è diventato più interessante agli occhi di tutti e così anche se con un po’ di ritardo siamo arrivati a confrontarci serenamente e con proposte chiare sulla questione.»

 

Restano però delle differenze di vedute, molte delle loro organizzazioni chiedono il riconoscimento giuridico attraverso la modifica dell’articolo 2095 del codice civile che divide la forza lavoro in operai, impiegati e dirigenti. I comunisti si sono sempre dichiarati contrari, qual è la vostra controproposta?

«Sono ancora molti quelli che vogliono introdurre anche i quadri in questa classificazione, secondo noi però è un’ipotesi corporativa e su questo siamo perfettamente d’accordo con il sindacato. Noi comunisti abbiamo presentato una proposta di legge che, anche se molto diversa da quella delle organizzazioni dei quadri, è in grado però di raccogliere le loro aspirazioni. Affronta le questioni più concrete come l’orario di lavoro (ora per esempio i quadri non ricevono compensi per gli straordinari come i dirigenti), la formazione e il collocamento.

Se proprio si deve modificare l’articolo 2095 chiediamo di eliminare del tutto le distinzioni e di definire le diverse figure attraverso la contrattazione aziendale o di categoria.»

 

I metalmeccanici hanno rinviato il problema alla contrattazione aziendale, gli edili hanno costituito una fascia per i quadri e i tecnici; i quadri come pensano di intervenire nei contratti?

«La situazione non è facile. La posizione che ha scelto la Flm può essere un modo per risolvere il problema perché, almeno per ora, l’istituzione della categoria superiore era considerato dagli operai come dai quadri una soluzione inadeguata; a livello aziendale invece potrebbe essere più facile. Il nostro convegno si è discusso anche di questo, però è complicato per tutti dare una soluzione univoca perché il peso dei quadri e dei tecnici è diverso nelle varie categorie e ci sono differenze oggettive tra chimici, meccanici, ferrovieri ed edili.»

 

Contrattazione aziendale quindi per evitare di dover decidere tutto e in anticipo. Ma al tavolo delle trattative allora dovrebbero esserci anche i quadri?

«La contrattazione aziendale non deve essere un alibi per eludere la questione. In ogni caso il consenso dei tecnici e dei quadri sul contratto è necessario e crediamo che debbano essere trovate le forme di una loro partecipazione alle trattative. Esistono rapporti effettivi con le associazioni dei quadri, e almeno con quelle che non si propongono come sindacato autonomo si dovranno fare i conti, altrimenti una larga fetta di lavoratori si sentirà messa da parte.»

 

Pochi giorni fa il Sinquadri ha avanzato la proposta di partecipare con delle proprie autonome piattaforme alla contrattazione? Ancora proposte corporative quindi?

«Il Sinquadri si è sempre distinto tra le altre organizzazioni per aver fatto una scelta a senso unico, di chiusura; hanno deciso di staccarsi dal resto dei lavoratori ma la posizione della maggioranza delle “associazioni professionali” vuole confrontarsi sulle piattaforme presentate dal sindacato.

La difficoltà consiste nel passare ad un impegno fattivo, superare le chiusure operaistiche che ancora resistono in certe frange del sindacato, soprattutto nelle fabbriche.

La “Conferenza degli operai, degli impiegati e dei tecnici” (ndr: fino allo scorso anno era solo “Conferenza operaia”) che si terrà a luglio a Torino fornirà l’occasione di approfondire la discussione che dovrà poi allargarsi a sua volta nelle sezioni, nelle fabbriche, attraverso altre iniziative politiche, ricerche e dibattiti.»



Numero progressivo: G1
Busta: 7
Estremi cronologici: 1982, giugno
Autore: Simona Vettarino
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “I problemi del lavoro”, giugno 1982, pp. 15-16