ALLA SINISTRA NON BASTA IL LEADER
Inizia domani alla Camera del Lavoro il convegno sulla trasformazione
Intervista di Silvio Trevisani a Riccardo Terzi
Da domani (9.30-13; 14,30-19) a sabato, tre giorni di convegno alla Camera del lavoro (Sala di Vittorio) sul tema: «L’Italia nella transizione». Transizione politica, istituzionale, sociale e culturale. Relazioni di Riccardo Terzi, Valerio Onida, Pietro Barcellona, Salvatore Veca. Presenti il ministro Tiziano Treu, Bruno Trentin, Aldo Fumagalli e Giorgio Napolitano. Concluderà il segretario nazionale della CGIL Sergio Cofferati.
Dei temi in discussione e degli obbiettivi del convegno parliamo con Riccardo Terzi, responsabile nazionale della CGIL per le riforme istituzionali e che sarà il relatore domani mattina sul tema: la transizione politica (il passaggio al sistema maggioritario, la ristrutturazione dei soggetti politici, le forme della democrazia).
Terzi perché questo convegno?
«Nasce dall’esigenza di compiere un’analisi meno superficiale e frettolosa di questa fase di trasformazione. E il sindacato deve sapersi confrontare con questi problemi, poiché non può limitarsi a seguire le vicende giorno per giorno. Non esiste sicuramente una posizione già definita, e infatti abbiamo invitato esponenti di diversi orientamenti. Il filo conduttore vuole essere il tentativo di andare oltre la semplificazione che mi pare di avvertire quotidianamente. Ormai si rischia che tutto venga ridotto a slogan: la Seconda repubblica, la democrazia del maggioritario, e così via. C’è troppa propaganda. Sta venendo avanti un processo di restringimento delle basi democratiche, una politica sempre più ristretta, un protagonismo di una classe dirigente ancora più elitaria di quanto non fosse prima, per cui nel dibattito politico contano solo quelle 10 persone, si prospettano ipotesi di presidenzialismo. Per una forza come il sindacato invece l’esigenza è quella di usare una fase di transizione per allargare gli spazi di democrazia e partecipazione. Un tema che io sento molto è questo: le forme della democrazia, cioè la vita politica come si riforma per evitare un ulteriore impoverimento?»
In questo momento però tutto spinge verso il bipolarismo, la ricerca del leader, la politica immagine. Cosa si può fare?
«Non vedo come fatto negativo che il sistema politico si orienti verso il bipolarismo per superare le vecchie identità e la frammentazione politica, che continua comunque ad esistere, bisogna però sapere che non si può improvvisare un modello politico alternativo a quello precedente. Siamo in una fase di assestamento, poi che in una logica bipolare sia importante l’individuazione del leader è innegabile. Che però si debba far proprio il modello berlusconiano per cui quello che conta è il leader e tutto il resto è nulla, beh se il modello è questo andremmo indietro rispetto al passato.»
E tu paventi un rischio di questo genere anche per la sinistra?
«Secondo me questo rischio esiste. Vedi, non è ancora chiaro cosa sta accadendo: l’operazione dell’Ulivo è indubbiamente interessante, ma per molti aspetti ancora indefinita. Cosa diventerà questo Ulivo? Una specie di Forza Italia di sinistra? Si riuscirà a dare un’anima a questa operazione perché non sia solo un assemblaggio di sigle e di partiti? Entrata in crisi la fase in cui i partiti furono comunque strumenti di una democrazia di massa cosa succederà? Come avverrà la selezione della classe dirigente, come si devono scegliere i candidati per il parlamento, si devono fare le primarie? E ancora: quale ruolo avranno in futuro le forze sociali variamente organizzate? Insomma il problema centrale in questo momento, in cui prevalgono le semplificazioni, è quello di ricostruire una politica forte, soggetti politici forti, e non per ricostruire i partiti di una volta.
Ma una democrazia senza soggetti politici forti diventa rachitica. Se tutto si riduce alla messa sul mercato di una qualche leadership forte e basta, e se anche a sinistra avviene la stessa cosa per cui ci sono soltanto due grandi comitati elettorali e dietro il vuoto: a questo punto la stessa distinzione tra destra e sinistra diventa evanescente.
Guai a noi se tutto si riduce alla scelta del leader. No. Dobbiamo costruire una democrazia più ricca, più articolata, costruire una classe dirigente adeguata. E non è vero che non esistono interlocutori interessati ad una politica fatta non solo di immagine. Basti pensare al mondo cattolico. Comunque questa è soprattutto l’esigenza del sindacato: cioè quella di agire in una democrazia articolata e più forte. Non a caso il convegno sarà concluso dal segretario nazionale della CGIL Sergio Cofferati. Il sindacato deve anche saper dire come intende stare dentro questo scenario, come ridefinisce la sua funzione, come rimotiva la sua autonomia, e anche come si ripropone in questo quadro il tema dell’unità sindacale.
Busta: 8
Estremi cronologici: 1995, 13 settembre
Autore: Silvio Trevisani
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Interviste/Dibattiti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “L’Unità”, 13 settembre 1995