DI ROBERTO VITALI
Sin dagli anni ’70, la Redazione milanese de l’Unità era un eccezionale osservatorio dei fenomeni politici, economici e sociali del Nord d’Italia, con particolare attenzione alla città di Milano e della sua area metropolitana. Erano pertanto inevitabili e frequenti gli incontri, gli scambi di opinione tra i redattori del giornale e coloro che erano impegnati nella direzione di organismi di partito, sindacali, culturali o nelle attività istituzionali. Talvolta poi questa frequentazione diventava anche una duratura amicizia, come nel caso di Terzi e Bosetti (Presidente del Gruppo di Lavoro Riccardo Terzi).
In occasione di iniziative per il centenario del PCI, e più recentemente per il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, si è più volte ricordato un importante momento dell’attività politica di Riccardo Terzi. Si è fatto riferimento all’intervento al Comitato Centrale del luglio del 1979. Terzi discusse, avanzando critiche e obiezioni, del compromesso storico e del rapporto con i socialisti. Sostenne che il PCI stava perdendo il contatto con forze importanti della società che facevano riferimento non solo al PSI, ma anche ad altre forze laiche, come i repubblicani e i radicali. Berlinguer replicò con una dura e non usuale polemica.
La ricostruzione, secondo me, più completa, precisa e interessante di quel confronto, la si può trovare nel capitolo III del libro “Comunisti a modo nostro” di E. Macaluso e C. Petruccioli. Sono numerose le pagine dove si esaminano le argomentazioni di Terzi e quelle di Berlinguer.
Tra l’altro in questo stesso libro, si ricorda che Terzi (unico tra i dirigenti di rilievo) già precedentemente nel XV congresso del PCI, aveva dedicato il suo intervento al tema dei rapporti con il PSI. Era una questione al centro della sua riflessione ormai da tempo, ma aveva assunto un maggior rilievo da quando i comunisti milanesi partecipavano, per la prima volta dopo la rottura dell’unità antifascista, al governo del Comune e della Provincia di Milano dopo i risultati elettorali del 1975. Una collaborazione che durò per molti anni (pur con qualche interruzione) e rappresentò un’importante fase della vita dei due partiti.
I risultati elettorali del 1975 e del 1976, erano la conseguenza di trasformazioni politiche e sociali incentivate dalle lotte economiche, sociali, studentesche, dalle mobilitazioni unitarie e antifasciste contro lo stragismo nero e il terrorismo rosso.
A Palazzo Marino c’era da anni, travagliata da una crisi sempre più grave e palese, un’amministrazione di centrosinistra. Il gruppo consiliare comunista (dove accanto a esperimentati e competenti consiglieri e consigliere sedevano Riccardo Terzi, Elio Quercioli e Gianni Cervetti) aveva tessuto nuovi rapporti unitari con i socialisti (in particolare con Aldo Aniasi e Carlo Tognoli) e con altre forze democratiche. I comunisti avevano realizzato una opposizione che, senza alcuna retorica, si può definire costruttiva. Infatti, spesso contribuirono a scelte e provvedimenti positivi e innovativi.
Erano i prodromi del cambiamento che si realizzò dopo le elezioni del 1975.
Terzi fu eletto segretario della Federazione milanese del PCI nel marzo del 1975 rimanendone in carica sino al 1981. Durante questo periodo si tennero due congressi federali in corrispondenza di altrettanti congressi nazionali. Di quei due congressi sono stati pubblicati i materiali a partire dalle relazioni di Terzi, i sunti degli interventi dei delegati, i discorsi conclusivi di Giorgio Amendola (1977) e di Giancarlo Pajetta (1979), i documenti politici e organizzativi approvati (si vedano i libri “I congressi dei comunisti milanesi 1921-1983” – Angeli editore).
Partendo da questa ampia documentazione, integrata con quanto reperibile da altre fonti di archivi vari e testimonianze, si possono esaminare in modo approfondito le vicende politiche sociali milanesi, l’azione dei comunisti nei diversi contesti, il ruolo svolto da Terzi in quel quinquennio. Un quinquennio che pesò in modo notevole anche nella sua personale vicenda politica.
Sottolineare l’opportunità di meglio conoscere questo intenso periodo dell’attività di Terzi, caratterizzato da scelte complesse e difficili, non significa naturalmente sottovalutare altre stagioni della sua azione, della sua ricerca e elaborazione culturale. Attività testimoniate dai numerosi libri che ha scritto e pubblicato, dalle relazioni, dalle iniziative e dai convegni organizzati nel periodo di attività sindacale in Lombardia o alla CGIL nazionale. Tutto ciò è ampiamente documentato nell’Archivio.
Ho avuto l’occasione di leggere, con attenzione e interesse, testi e articoli che non conoscevo o non ricordavo. Così è stato anche per i documenti archiviati per il decennio sessanta, quando Terzi era stato prima dirigente nazionale della FGCI e poi, tornato a Milano, aveva diretto per alcuni anni l’organizzazione comunista di Sesto San Giovanni. Sono documenti elaborati per occasioni diverse, trattano delle lotte operaie, di quelle degli studenti, di questioni del movimento operaio internazionale, della DC e il mondo cattolico e del giudizio sulla socialdemocrazia, ma hanno tutti un tratto comune, sono scritti seguendo il metodo, la convinzione enunciata nella citazione che apre la pagina iniziale del sito dell’Archivio:
“Tutto può, e anzi deve, essere rimesso in discussione, ma non la convinzione che teoria e azione sono le due facce dello stesso processo, che la politica dunque è l’infinito movimento di congiunzione di questi due lati. In questo senso, quelli che si sentono finalmente liberati dal peso della teoria sono destinati a galleggiare sugli avvenimenti senza mai dominarli.”