[SILVANO ANDRIANI]
di Riccardo Terzi, in ricordo di Silvano Andriani
Silvano Andriani è stato per molti di noi, nel sindacato e nella sinistra politica, un punto di riferimento, un interlocutore a cui rivolgersi per riuscire a districarsi nel campo sempre più complesso delle vicende economiche internazionali. Egli rappresentava, ad un livello assai alto, un punto di congiunzione tra la cultura scientifica e la passione politica, tra quelle due fondamentali attività dell’uomo che consistono nell’interpretare il mondo e nel cercare di cambiarlo.
Ha sempre lavorato così, a stretto contatto con le istituzioni del movimento operaio, con uno spirito militante che non era mai obbedienza cieca, ma libera ed innovativa ricerca per trovare di volta in volta le risposte più efficaci in un mondo in rapida trasformazione. E in particolare è sempre stato molto forte e intenso il suo rapporto con la CGIL, dalle sue prime esperienze nell’Ufficio studi fino alla più recente collaborazione nell’elaborazione del Piano del lavoro. Ad Andriani era del tutto chiaro ed evidente che essere di sinistra vuoi dire schierarsi da una parte, dalla parte del lavoro e delle sue rappresentanze, e solo su questa base prende senso l’azione riformista, come impegno concreto e realistico per spostare i rapporti di potere nella società a vantaggio della sua parte più debole, seguendo così la bussola che è stata fissata nella nostra Costituzione.
Ora, è proprio questa capacità di sintesi tra scienza e politica, tra teoria e prassi, che diviene sempre più una merce rara, e si produce così una scissione assai pericolosa tra un sapere specialistico fine a se stesso e un’azione politica priva ormai di una seria piattaforma culturale.
La politica si sta riducendo all’osso, al nucleo duro della competizione per il potere, e non ha né il tempo né l’interesse per misurarsi con i risultati della ricerca scientifica. E c’è tutto un vastissimo serbatoio di competenze che resta inutilizzato, e che rischia perciò di assumere un carattere solo accademico. A questa dissociazione dobbiamo decisamente opporci, perché ne va della qualità della nostra vita democratica, e per questo sono importanti quelle figure, come quella di Silvano Andriani, che ci ricordano come tutti gli aspetti della vita stanno dentro un unico intreccio, come cultura e politica sono le due facce della stessa realtà. È questo uno degli insegnamenti più profondi del pensiero di Antonio Gramsci, che ci aiuta a leggere la storia degli intellettuali come storia politica, come la competizione che si svolge sul terreno culturale ed ideologico per affermare l’egemonia di una determinata parte politica.
Ed è soprattutto nel campo dell’economia che si è prodotta questa scissione, come se l’intera vita economica fosse regolata da leggi oggettive, da meccanismi automatici che non possono essere in nessun modo modificati o forzati dalla decisione politica. Tutta la discussione attuale si regge su questo falso presupposto: le scelte sono obbligate, e alla sovranità della decisione democratica si sostituisce il vincolo di una ortodossia liberista che si autorappresenta nelle forme dell’oggettività tecnica, ma in realtà è solo un prodotto dell’ideologia. L’economia non è un campo separato, ma è il risultato delle scelte politiche e dei comportamenti dei diversi soggetti sociali e istituzionali. Se ci sono diseguaglianze, se c’è disoccupazione di massa, se c’è caduta della crescita, ciò non è l’effetto inevitabile delle leggi economiche, ma è il prodotto di determinate scelte politiche, e c’è sempre la possibilità di individuare e di costruire delle linee alternative.
È questo il nodo oggi aperto, per uscire da una crisi globale che ha investito tutti i paesi sviluppati. E in questa direzione ha operato fino all’ultimo Silvano Andriani, analizzando per tempo le ragioni della crisi, e lavorando su concrete ipotesi alternative, nella convinzione che l’economia può e deve essere ricondotta a un controllo politico democratico, e la dimensione europea è il primo e decisivo banco di prova su cui tentare un nuovo indirizzo della politica economica, che metta al centro il lavoro e i diritti delle persone. Vogliamo così ricordare Silvano Andriani, come un maestro e un amico, e ci sentiamo impegnati sempre più nella battaglia culturale e politica di cui egli è stato un protagonista.