[TOGLIATTI E PAPA GIOVANNI CINQUANT’ANNI DOPO]
Bozza di articolo scritto da Riccardo Terzi per “L’Unità”, 2013
Sono trascorsi cinquant’anni dal discorso di Palmiro Togliatti a Bergamo sul “destino dell’uomo” e dalla pubblicazione della “Pacem in terris”, la grande e rivoluzionaria Enciclica di Giovanni XXIII. È un segno dei tempi che la politica ufficiale, presa da più contingenti interrogativi, non abbia trovato il tempo di celebrare questo anniversario e di coglierne la sua estrema attualità. Fa eccezione l’iniziativa che si è tenuta a Bergamo, il 5 di aprile, promossa dallo SPI-CGIL, dalla Fondazione Di Vittorio e dalla Fondazione Giovanni XXIII.
Ciò che colpisce nel confronto tra i due testi, di Togliatti e di Papa Giovanni, è una sostanziale convergenza di metodo, in quanto l’accento è posto non sulle ideologie, ma sulle forze storiche reali, e sulla possibilità di un loro incontro di fronte alle emergenze del nostro tempo. È il rovesciamento di ogni forma di fondamentalismo, in quanto non c’è una verità data a priori, ma essa è il risultato di una ricerca, in cui si confrontano liberamente diversi punti di vista. Le ideologie sono dunque viste e interpretate nella loro evoluzione, nel loro concreto farsi storico, nella loro dinamica che resta sempre aperta a nuovi possibili sviluppi. Non è, sia chiaro, la banalità sulla fine delle ideologie, ma al contrario è l’idea che le grandi correnti di pensiero, senza per nulla rinunciare alla loro coerenza, possono aprirsi al confronto e alla collaborazione, proprio in quanto sono un’espressione profonda della coscienza collettiva.
Nel discorso di Togliatti c’è, per la prima volta in modo così netto ed esplicito, il riconoscimento della religiosità come una forma permanente e insopprimibile della condizione umana. «Bisogna considerare il mondo comunista e il mondo cattolico come un complesso di forze reali», e il dialogo presuppone un riconoscimento reciproco di legittimità. Togliatti si muove coerentemente nel solco dello storicismo marxista, per cui il mondo delle idee non è comprensibile se non nel suo rapporto vivente con la materialità dei processi sociali. È assai più sorprendente e innovativo ciò che avviene nella Chiesa, con l’Enciclica di Giovanni XXIII, che rappresenta un punto di rottura, in quanto lo stesso messaggio cristiano esce dalla sua astorica fissità, e va interpretato e aggiornato alla luce dei “segni dei tempi”, aprendo così una nuova e avvincente dinamica tra la Chiesa e la modernità. La dimensione storica entra, per la prima volta, nel recinto chiuso della teologia cattolica.
Il punto più forte di innovazione è nell’assunzione del valore della “libertà”, che viene messo sullo stesso piano con i principi di verità, carità e giustizia. Ciò vuol dire che l’uomo è giustificato non in quanto è nella verità, ma in quanto è liberamente impegnato nella sua ricerca.
Ecco allora la famosa distinzione tra l’errore e l’errante, dove forse l’errante può essere inteso in un senso più ampio e comprensivo, come colui che è in cammino. E il cammino, anche da luoghi diversi, rende sempre possibile l’incontro. Qui sta il fondamento teorico dell’autonomia della politica, in quanto spazio democratico nel quale si realizza un libero confronto tra le diverse culture, senza egemonie presupposte, senza valori non negoziabili, senza integralismi, senza mai concepire la politica come lo scontro tra il bene e il male. Ciò ha reso possibile un grande e fecondo contributo dei cattolici alla costruzione del nostro ordinamento democratico.
Colpisce, dopo cinquant’anni, la straordinaria freschezza e attualità di quel messaggio, che pone al centro il tema della pace, ma si apre ad una più larga riflessione sul destino della nostra civiltà. La lezione si può così riassumere: occorrono culture e identità forti, e in quanto forti capaci di dialogo e di apertura. La Chiesa deve riprendere il cammino del Concilio, e Papa Francesco sembra muoversi in questa direzione. Restiamo in attesa di una politica che sappia rinnovare la sua identità e la sua capacità di progetto. Un rinnovato dialogo con la Chiesa, svolto sul terreno storico-politico, capace di affrontare i grandi nodi della giustizia e dell’eguaglianza nel mondo contemporaneo, può offrire un contributo essenziale per il nostro futuro.