LA PAZIENZA E L’IRONIA DI TERZI

Uno stimolante libro che dal passato pone domande sul futuro

Recensione di Renato Nicolini del libro “La pazienza e l’ironia

Riccardo Terzi, La pazienza e l’ironia. Scritti 1982 -2010 con un saggio introduttivo. Prefazione di Mario Tronti, edizioni Citoyens, Crs, Ediesse, euro 14.

Questo bel libro di Riccardo Terzi merita almeno una segnalazione prima dell’interruzione estiva. Non avendo trovato il tempo per una recensione completa, che prometto alla ripresa di Ebdomadario, vorrei intanto invitare caldamente il lettore a comprarlo. Non c’è breviario morale più adatto, per questi tempi difficili. «La pazienza e l’ironia sono le virtù del rivoluzionario, secondo Lenin», si diceva ai tempi della mia militanza giovanile nella FGCI, tra il ‘62 ed il ‘69 (l’anno in cui poi Claudio Petruccioli la sciolse…). Chissà se era davvero una frase di Lenin, però colpiva la mia immaginazione ed era adatta a quegli anni, gli anni dell’inizio della prima crisi della sinistra italiana. Ed è forse adatta a questi anni di crisi, non solo della sinistra ma dell’Italia intera …

Invitava – l’ironia – a guardare con distacco le proprie stesse passioni, e a confidare – la pazienza – nella forza delle cose quando finalmente si sanno mettere in moto … In fondo, il Tao di Riccardo Terzi (“il saggio non agisce”), che Mario Tronti un po’ gli rimprovera nella prefazione, coincide con questo mito leninista probabilmente apocrifo e che sicuramente Riccardo non conosce perché nel libro non ne parla. Se avessero avuto pazienza e ironia gli strateghi delle mille manovre inutili che si sono consumate tra l’89 ed il 2001 – nuovi inizi, nuovi nomi, maggioritario, vota la persona, faremo da soli, al centro, al centro! etc. etc. – forse non avrebbero “agito” (o meglio, non avrebbero confidato nell’illusione di agire attraverso i nomi delle azioni, solo la DC di Aldo Moro ne era capace…) e dalla società sarebbe maturata l’azione necessaria.

La ragione più forte d’attualità del libro di Riccardo Terzi viene dall’analogia – qualcuno ha scritto che le stesse cose ritornano – tra quanto sta accadendo oggi nel Parlamento italiano (voti contraddittori, manovre tattiche di corto respiro, ineluttabilità delle manovre economiche, clima di assedio contro il palazzo e la casta), e quanto era accaduto nel ‘92, quando sotto i colpi di tangentopoli cade la Prima Repubblica, nasce la Seconda, Berlusconi scende in campo. Sta davvero crollando – oggi – anche la Seconda Repubblica mai proclamata? Tra l’arresto di Papa, i processi di Berlusconi, e gli affari dei potentati?

Terzi (che non poteva prevedere questi sviluppi politici della situazione italiana) ci invita al disincanto preventivo. Ci pone di fronte alla constatazione che – dopo il compromesso storico e dopo Enrico Berlinguer – rispetto ai quali Terzi non maschera le proprie riserve; la sinistra italiana (PCI o non PCI) non ha più presentato una proposta politica forte. Può sembrare paradossale per un personaggio che – proprio dopo la crisi del 79 – lascia la militanza politica per la militanza sindacale: ma all’origine della crisi politica della sinistra italiana c’è un deficit di politica, l’incapacità di dare un nome immediatamente riconoscibile alle proprie intenzioni.

Il paradosso è accentuato dal fatto, cui ho già accennato, che Terzi critica esplicitamente quel tanto di messianico e di provvidenziale che rende debole politicamente la strategia del compromesso storico, quel suo guardare ancora altrove mitizzando (vedi la tragedia cilena, di cui non si percepisce l’improponibilità in Italia) piuttosto che in Italia. Per farmi capire, accenno, concludendo così quest’introduzione alla recensione che scriverò, ad un fatto che riguarda la mia vicenda politica, di assessore alla cultura della Giunta di Roma. Il Sindaco Luigi Petroselli morì subito dopo aver pronunciato un appassionato intervento dalla tribuna del Comitato Centrale del PCI. In quell’intervento, poneva con particolare forza la questione socialista. Petroselli rilevava la contraddizione tra l’amministrazione in comune col PSI di Craxi delle principali città d’Italia, Roma compresa, e l’inasprimento politico dei rapporti tra PSI e PCI in sede nazionale. «O alleati dovunque, o in conflitto dovunque». Questa necessità di una politica non ambigua è forse il tornante della modernità, dell’emancipazione della sinistra dalle logiche di schieramento ideologico del mondo della guerra fredda. È anche il recupero dell’ideologia, intesa come motivazione dell’agire politico, non come un a priori immodificabile. Riccardo Terzi avverte in quegli stessi anni la stessa necessità, alla base di alcune sue prese di posizione pubblica che destano scandalo, che lo fanno colpire dall’accusa di migliorismo… Accusa che è difficile estendere ad un personaggio come Petroselli, in lotta esplicita con la destra romana di Edoardo Perna. Senza la chiarezza del proprio progetto, la politica è destinata a perdere la propria forza morale (altro che confusione migliorismo) e a diventare pratica di piccolo cabotaggio. In attesa di questa riscoperta, sicuramente è meglio “non agire”, perché non si agisce davvero, ma si naviga al buio.



Numero progressivo: L1
Busta: 9
Estremi cronologici: 2011, 23 agosto
Autore: Renato Nicolini
Descrizione fisica: Stampa di pagina web
Tipo: Recensioni
Serie: Cultura -
Pubblicazione: www.ebdomadario.com