DIESSE, DALLA SINISTRA A FASSINO
Terzi: «C’è tanto da ricostruire»
Intervista di Rodolfo Sala a Riccardo Terzi
Dalla sinistra di Fumagalli e Buffo alla mozione Fassino. Passaggi di campo in vista del congresso dei DS: a Milano escono allo scoperto 24 esponenti della Quercia (segretari di sezione, sindacalisti della CGIL, professionisti) che alle assise di Torino erano schierati con la sinistra interna, quella che ora fa la parte del “correntone” capitanato da Giovanni Berlinguer. I 24 firmano un appello per sostenere pubblicamente la candidatura a segretario di Piero Fassino, l’antagonista di Berlinguer. Perché nella mozione dell’ex ministro della Giustizia vedono «una concreta prospettiva di rilancio della sinistra e della sua autonomia culturale». A guidare la pattuglia dei “nuovi fassiniani” Riccardo Terzi, già segretario regionale della CGIL. Che tuttavia non risparmia critiche a un altro fassiniano, il segretario della federazione Federico Ottolenghi: le modalità della sua ricandidatura «ripropongono modelli verticistici assolutamente da superare».
Terzi, che cosa intendete per “autonomia culturale” della sinistra?
«È diventata un’esigenza, dopo una fase di pesante confusione tra prospettive diverse: sinistra, Ulivo, partito democratico».
Siete contro l’Ulivo?
«No, rappresenta un’alleanza con valore strategico. Ma un’alleanza tra forze che hanno collocazioni distinte. Per questo la formula “più sinistra, più Ulivo” mi sembra ambigua».
Quindi?
«Quindi bisogna definire un progetto politico che, a partire dal lavoro e dalle sue trasformazioni, restituisca vigore all’azione riformista».
Lo dicono anche quelli del “correntone”…
«Nella mozione Fassino c’è maggiore omogeneità e una più netta chiarezza di prospettive. Con questo congresso noi abbiamo bisogno di aprire una fase nuova, di guardare al futuro. Se ci mettiamo alla caccia delle responsabilità del passato, occorre sapere che ce n’è per tutti…».
Dalla sinistra a Fassino: avete cambiato idea?
«No. Consideriamo questa scelta come un’evoluzione coerente delle posizioni critiche da noi sostenute al congresso di Torino. Dove ci sembrava prevalere la linea di Veltroni, proiettata sul superamento della sinistra nell’opzione ulivista».
Veniamo a Milano…
«È il punto più alto di crisi della sinistra, c’è bisogno di un lungo lavoro di ricostruzione politica e sociale, che riguarda anche il gruppo dirigente dei DS».
Il segretario Ottolenghi, che si ricandida, avverte un rischio: che sul parere degli iscritti prevalgano gli accordi “di apparato”. Lei che ne pensa?
«Vedo parecchia confusione, non capisco bene la sua posizione. Tutti stiamo dicendo che nella costruzione dei gruppi dirigenti bisogna superare ogni concezione personalistica, ma con queste uscite mi pare stia succedendo il contrario. Il problema numero uno del congresso, anche quello di Milano, non è il segretario, ma la linea politica. Quanto alle “logiche d’apparato”, ai richiami agli iscritti, constato che lo stesso Ottolenghi non è diventato segretario su impulso della base: lo ha messo lì il vertice nazionale del partito».
Busta: 8
Estremi cronologici: 2001, 19 settembre
Autore: Rodolfo Sala
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Interviste/Dibattiti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “L’Unità”, 19 settembre 2001