LA SOCIETÀ SOCIALISTA: UNA REALTÀ CONQUISTATA

di Riccardo Terzi

Con tutto quello che si è scritto intorno al socialismo non è difficile rimanere disorientati, e molti si domandano che cosa sia in effetti la società socialista. Noi crediamo che sia necessaria una risposta precisa, che non dia luogo ad equivoci: il socialismo è l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, è l’eliminazione della figura sociale del capitalista.

È questa la definizione usata dai fondatori della teoria socialista e ad essa ci richiamano non solo per una esigenza di chiarezza, ma anche perché il rivolgimento dei rapporti sociali in senso socialista è, nella nostra epoca, un fatto storico che ha trovato realizzazione prima in Russia e successivamente in altri Paesi. Non è più possibile oggi parlare del socialismo in termini vaghi, astratti, quasi si trattasse solo di un’aspirazione e di un’idea tutta da realizzare, ma bisogna invece partire dalla considerazione della realtà storica del socialismo. Nell’ottobre del 1917 sorge una forma nuova di Stato nel quale la forza dirigente è rappresentata dalla classe operaia, e si apre così un processo destinato a rivoluzionare l’intera organizzazione della società. È questo il primo esempio di rivoluzione socialista vittoriosa, e nessuno che voglia essere socialista nei fatti può nascondere il valore decisivo di questo fatto storico.

Il nostro Partito, nel 1921, è sorto sulla base della convinzione del legame profondo che esiste fra la rivoluzione sovietica e il movimento operaio del mondo intero, è sorto come partito leninista e bolscevico. Ciò che ha distinto i comunisti allora, e ciò che li deve distinguere oggi, è non solo la adesione morale e politica alla lotta liberatrice del proletariato che prende nelle sue mani il potere, ma la volontà di ricavare da quella esperienza rivoluzionaria una guida teorica valida per il presente, di comprendere il valore universale e indistruttibile del leninismo.

E due principi soprattutto concorrono a definire il leninismo: che nella sua lotta la classe operaia fa proprie tutte le aspirazioni democratiche delle masse e giunge per questa via a spodestare la vecchia classe dominante, e che questa lotta richiede il massimo di organizzazione, di disciplina prima e dopo la presa del potere.

Ebbene, di fronte al tema del leninismo, ci sono due atteggiamenti che devono essere respinti. Il primo, tipico della socialdemocrazia, consiste nel considerare l’esperienza leninista come marginale, frutto soltanto dell’arretratezza della Russia, e nel pensare di poter affrontare i problemi di oggi scavalcando tutta l’esperienza sovietica.

Il secondo è quello di chi, partendo da una difesa del leninismo, respinge poi tutta l’esperienza successiva e l’attuale realtà della società sovietica, nel nome di un’astratta purezza rivoluzionaria. È questa una tesi, di impronta trotskista, che non ha nessun fondamento: finita la prima fase rivoluzionaria, il partito bolscevico si è trovato innanzi ai compiti immensi della costruzione di una società nuova, a partire dalle sue premesse materiali, e gli errori che furono allora compiuti nella gestione del potere non sono la conseguenza di un abbandono della teoria leninista, ma piuttosto degli ostacoli oggettivi che si incontrarono in quest’opera storica, del tutto nuova, di costruzione del socialismo. E la prova di questo sta nel fatto che il superamento degli errori dello stalinismo è potuto avvenire dall’interno, senza rotture profonde, così che la storia del primo paese socialista, dal 1917 ad oggi, presenta una continuità di fondo, pur attraverso momenti di crisi e di rettifica.

Ecco che allora la nostra fedeltà al leninismo non si risolve in qualcosa di libresco e di dottrinario, ma significa un atteggiamento politico, che ci lega a tutta la storia sovietica, che dell’opera di Lenin è il proseguimento. Ed è con questo spirito che noi oggi discutiamo delle prospettive dei Paesi socialisti, senza retorica e senza presunzione. Il nostro punto di partenza è il riconoscimento del carattere nuovo della società socialista, della sua assoluta superiorità rispetto a qualsiasi regime capitalista. «Bisogna riconoscere – diceva Togliatti nel ‘56 – che non solo esiste una omogeneità sociale dovuta alla scomparsa delle classi capitalistiche, non solo esiste una omogeneità politica che si esprime con l’alleanza tra gli operai e i contadini, ma esiste una forma di unità della vita civile e della direzione politica che è sconosciuta e forse nemmeno capita, qui, nel mondo occidentale». Il problema che hanno di fronte oggi i Paesi socialisti non è, come pensano gli opportunisti, il ritorno alle forme borghesi della democrazia, ma l’approfondimento di questa omogeneità sociale e politica, rimuovendo quanto ancora può esserci di forzato e costrittivo nell’organizzazione della società socialista.

Si tratta dunque di sviluppare l’opera intrapresa dal XX Congresso, guardando al futuro più che alla critica del passato, tenendo vivo nelle masse e nel partito lo spirito critico e autocritico, così che ogni intralcio e difficoltà, ogni ritardo, possano essere risolti dall’opera cosciente degli uomini.

Questo sviluppo dei Paesi socialisti non ci è indifferente, ma anzi si lega strettamente alla nostra azione di oggi. Dai Paesi del socialismo viene una risposta concreta al problema della democrazia, sul quale noi tanto ci affatichiamo, e il consolidamento del socialismo è motivo di fiducia e di chiarezza per la classe operaia di tutto il mondo.

E, soprattutto, sono i Paesi socialisti che danno all’umanità la speranza di un’epoca di pace, difendendo la lotta dei popoli per la libertà, là dove è minacciata, e contrastando su scala internazionale la politica aggressiva dell’imperialismo.

Noi, certo, non ci affidiamo solo alla forza del campo socialista, ma dobbiamo combattere, con le nostre forze, la nostra battaglia. Ma avvertiamo che la rivoluzione socialista ha aperto nuove prospettive: la classe operaia ha dimostrato di saper portare a termine la sua rivoluzione, di saperla consolidare. Noi siano con la classe operaia vittoriosa, contro i suoi denigratori.


Numero progressivo: G118
Busta: 7
Estremi cronologici: 1967, gennaio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “La nostra lotta”, gennaio 1967