CLASSE OPERAIA E LOTTA CONTRO LA NATO

di Riccardo Terzi, senza firma

La lotta della classe operaia non ha soltanto un significato rivendicativo e sindacale, come vorrebbero far credere i nostri avversari ma è parte di una lotta più generale, il cui obiettivo finale è la trasformazione della società e la fine dello sfruttamento.

Certo, non sempre questo contenuto politico appare evidente: l’urgenza dei problemi più immediati, la stessa necessità della concretezza degli obiettivi, fanno sì che le lotte abbiano prevalentemente un orientamento sindacale. Ma i lavoratori, quando si battono, sanno di lottare per qualcosa che va al di là dei semplici obiettivi rivendicativi, è presente in loro una volontà politica più o meno chiara e consapevole.

Ecco allora la necessità di un’azione del partito, che sia tale da far pesare sul terreno politico tutta la carica di lotta che esprime Il movimento organizzato dei lavoratori, le condizioni di sfruttamento in cui si trova la classe operaia non sono soltanto la conseguenza della prepotenza padronale, ma sono effetto di una politica di un indirizzo di governo, ed è qui che bisogna intervenire per modificare davvero le cose.

La classe dirigente italiana, pur nelle molte e varie vicende dei singoli governi, si è sempre schierata apertamente dalla parte dell’imperialismo, dalla parte cioè delle forze reazionarie e guerrafondaie, che hanno alimentato la corsa agli armamenti, che hanno soffiato sul fuoco delle guerre locali, che hanno incoraggiato i regimi fascisti e autoritari.

Tutto questo è avvenuto nel nome della civiltà occidentale e dei suoi valori, e la doppiezza dei nostri governanti è tale da far considerare come parte del “mondo libero” anche quei regimi brutali di oppressione che esistono in Grecia e in Spagna, da giustificare come difesa della libertà le imprese criminali compiute dagli americani nel Vietnam e in altre parti del mondo.

Tutto ciò non è senza conseguenze anche per la nostra situazione e per le condizioni della classe operaia. La politica di subordinazione agli Stati Uniti ha spinto lo Stato italiano ad addossarsi enormi spese militari, che sono di freno allo sviluppo dei settori produttivi, a favorire un processo di concentrazione monopolistica nel quale hanno una parte sempre più grande i capitali americani, a concedere parte del territorio nazionale per l’installazione di basi militari, che rischiano di coinvolgerci in qualche nuova avventura imperialistica. E infine la presenza in Italia dei consiglieri militari della NATO, dei servizi segreti americani, degli uomini di fiducia dell’imperialismo, rappresenta un costante pericolo per le nostre istituzioni democratiche, in quanto questi gruppi di potere e questi uomini sono pronti a favorire manovre reazionarie, ad appoggiare ogni attacco che venga condotto contro la classe operaia e contro i suoi rappresentanti.

La NATO, dunque, significa per noi, significa per i lavoratori italiani, aumento dello sfruttamento, limitazione della libertà, pericolo di guerra.

Consapevole di questa realtà, il Partito comunista indica a tutte le forze popolari come obiettivo di lotta quello dell’uscita immediata dell’Italia dalla NATO e dello smantellamento di tutte le basi militari.

È questa una parola d’ordine che corrisponde agli interessi nazionali, e intorno alla quale bisogna costruire un vasto schieramento unitario.

Fino ad oggi le altre forze politiche sono rimaste esitanti e hanno? assunto posizioni equivoche e di compromesso. Spetta alla classe operaia denunciare queste esitazioni di cui sono colpevoli soprattutto i dirigenti del PSI i quali si sono dimenticati delle battaglie condotte nel passato, spetta ai lavoratori unirsi in una lotta politica contro la NATO per una politica italiana di indipendenza e di pace. Ogni operaio è interessato a questo problema, perché ogni operaio vuole vivere nella libertà e nella sicurezza. La classe operaia italiana, che è stata la forza decisiva per liquidare il regime fascista, che era un regime di guerra e di oppressione, deve oggi essere alla testa di una lotta unitaria che impedisca ogni rigurgito di fascismo, e che liberi l’Italia dalla morsa della NATO e dei patti militari.

In ogni fabbrica si costituiscano comitati unitari per la pace e per l’uscita dell’Italia dalla NATO, in ogni fabbrica si promuovano iniziative, dibattiti, manifestazioni.

Facciamo sentire alla nostra classe dirigente la volontà di pace del popolo italiano.



Numero progressivo: G73
Busta: 7
Estremi cronologici: 1969, 4 aprile
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 4 aprile 1969