LA DC A DIFESA DEI PRIVILEGI
di Riccardo Terzi, senza firma
Per capire come funziona la democrazia in questo nostro regime borghese, bisogna seguire nei suoi complicati meccanismi la vita interna della Democrazia cristiana, di questo grande apparato di potere, che da oltre vent’anni esercita una specie di monopolio politico all’interno dello Stato.
Gli esponenti democristiani parlano i linguaggi più diversi, da quello reazionario-mafioso dell’ala destra scelbiana fino a quello innovatore delle sinistre, attraverso mille sfumature.
Pare che nulla di comune vi possa essere fra uomini così distanti tra loro nel linguaggio, negli orientamenti politici, e quindi negli interessi sociali che rappresentano; eppure essi si ritrovano solidali nelle grandi occasioni, e fanno blocco pur di assicurare alla DC le leve fondamentali del potere.
La diversità delle correnti e la lotta che fra di esse si combatte servono a rastrellare, nel Paese, il consenso degli strati sociali più diversi, ciascuno dei quali crede di individuare in quel tale esponente della DC il rappresentante delle sue aspirazioni; e poi, una volta assicuratosi questa base larga e così differenziata di consensi popolari, lo stato maggiore democristiano trova il modo di risolvere le sue questioni interne con qualche compromesso di vertice.
Avviene così che una piccola minoranza riesca ad assicurarsi il controllo su tutta la vita politica nazionale e a garantire la stabilità del sistema capitalistico: le aspirazioni popolari vengono infatti, in modo sistematico, sacrificate, pur di ottenere che la DC resti unita e non perda l’appoggio dei grandi gruppi capitalistici.
Tutto ciò è logico e coerente. Il capitalismo contemporaneo è la società del monopolio, della concentrazione; e perché mai le leggi del capitalismo non dovrebbero valere anche nella politica, perché non trasformare la democrazia in una società per azioni dove una piccola e potente minoranza decide di tutto?
Ebbene, proprio in questi giorni vi è stata una nuova prova di ciò che è la Democrazia Cristiana e il suo dibattito interno.
Dopo una travagliata lotta di frazioni, si è ricomposta l’unanimità attorno al nome dell’on. Forlani, nuovo segretario del Partito.
Questa unanimità è, per se stessa, un successo dei conservatori, perché si lascia sussistere lo equivoco di fondo, che è nel carattere interclassista del Partito, nella sua pretesa di rappresentare e conciliare gli interessi della società.
Il problema non è quello di valutare se Forlani sia più a sinistra rispetto a Piccoli; il problema vero, di fondo, è che questa DC, quali che siano i suoi equilibri interni, non è utilizzabile per la causa del progresso, e la sua unità è la difesa per i privilegi della borghesia.
Chi vuole essere a sinistra, deve rompere gli equivoci, deve uscire allo scoperto, e deve battersi apertamente per una svolta politica chiara, la quale comporta necessariamente una lotta contro l’anima reazionaria della DC, che è tutt’ora la sua vera anima segreta.
A chi si illude, o si lascia annebbiare dalle parole, noi ripetiamo che la DC è l’avversario da battere, che qualsiasi progresso sarà possibile solo spezzando il monopolio del potere DC.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1969, 14 novembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 14 novembre 1969