L’ANTICOMUNISMO VECCHIA ARMA CONTRO IL MOVIMENTO OPERAIO

di Riccardo Terzi, senza firma

La storie del nostro Paese porta da cinquanta anni il segno profondo della presenza dei comunisti, e possiamo dire con assoluta sincerità che nessuna conquista democratica sarebbe stata possibile senza questa presenza, senza l’azione tenace del Partito Comunista.

In ogni momento della sua storia, anche nei momenti più aspri, il nostro Partito si è sforzato di rappresentare gli interessi generali della nazione, superando ogni concezione meschina dei propri interessi di Partito, ed è appunto per questo che esso ha potuto diventare una grande forza popolare e ha potuto mettere radici profonde nella coscienza delle masse. Anche in questo momento noi non ci battiamo, come si vorrebbe far credere, per avere la nostra parte nella ripartizione del potere; ci battiamo invece per gli interessi generali delle classi lavoratrici e chiediamo una politica nuova, che corrisponda alle esigenze di rinnovamento e di progresso che in modo unitario esprimono le organizzazioni dei lavoratori.

Ed è proprio questa funzione unitaria dei comunisti, questo nostro incessante lavoro perché la classe operaia sia cosciente della propria forza e sia unita nelle battaglie sindacali e politiche, è proprio questo che maggiormente temono le forze reazionarie e padronali, è questo che suscita il loro odio anticomunista.

Se noi fossimo soltanto una piccola setta slegata dalla grande massa dei lavoratori, allora la classe dominante non vedendo direttamente minacciati i propri privilegi, sarebbe meno angosciata dal “pericolo comunista”.

Ma noi non siamo una piccola setta, e non vogliamo esserlo perché sappiamo che solo un possente movimento unitario di tutte le forze lavoratrici potrà piegare la resistenza di coloro che vivono dello sfruttamento dei lavoratori.

È del tutto logico, allora, che gli sfruttatori considerino i comunisti come il loro nemico più pericoloso, e ricorrano ad ogni mezzo per screditare i comunisti, per isolarli.

In questa campagna anticomunista, che diviene tanto più rabbiosa quanto più cresce la nostra forza, i nemici della classe operaia cercano di ammodernare le loro armi, e, soprattutto, sapendo quanto sia forte fra i lavoratori la coscienza socialista, cercano di fabbricare una specie particolare di “socialisti”; ed ecco allora il fenomeno ridicolo e grottesco di “socialisti” come Tanassi o Ferri, che si distinguono per il loro livore anticomunista e per la loro evidente mentalità padronale.

Ma il trucco è troppo scoperto, e non c’è un solo operaio disposto a credere a questa deforme caricatura del socialismo.

Alla medesima logica di classe si deve il fatto che tutta la stampa borghese cerchi di valorizzare e di ingrandire il fenomeno della “dissidenza di sinistra”, non risparmiando gli elogi più aperti a tutti quei gruppi ultra-sinistri e ultra-rivoluzionari che hanno finito per essere soltanto delle agenzie della calunnia anticomunista.

Ma anche questo trucco è destinato all’insuccesso, e gli operai hanno dimostrato di saper distinguere i veri rivoluzionari da quelli falsi. È sempre più evidente che ogni attacco che venga portato alla forza del Partito comunista ed al suo prestigio esprime in realtà una posizione di destra, un cedimento all’avversario di classe. I lavoratori hanno avuto più di una occasione per conoscere ed apprezzare i comunisti, ed in ogni caso li sanno valutare per quello che sono, sanno che, anche quando vi è dissenso, i comunisti sono parte essenziale della classe operaia, e chi rivolge l’attacco ai comunisti colpisce in realtà tutto l’insieme del movimento operaio. Così, ad esempio, quando i rappresentanti della borghesia levano la loro voce a difesa dei lavoratori polacchi, a nessuno può sfuggire l’ipocrisia e la falsità di questa posizione.

Di fronte alla grave crisi che si è verificata in Polonia i lavorator italiani non sono certo indifferenti e non nascondono la loro preoccupazione. Ma, mentre la borghesia vorrebbe che fossero liquidate le conquiste del socialismo, i lavoratori chiedono che il socialismo vada avanti, risolva i problemi e le difficoltà, chiedono che non vi sia una battuta d’arresto, che si realizzi in modo pieno una reale democrazia socialista.

In questo, appunto, consiste l’internazionalismo operaio: ogni conquista del socialismo rappresenta una vittoria per i lavoratori di tutto il mondo, ed ogni insuccesso ricade su tutto il movimento operaio. Non si illudano dunque i profeti dell’anticomunismo se la costruzione di una società socialista appare impresa ardua e complessa, ciò significa che i lavoratori combatteranno con ancora maggiore fermezza e decisione, significa che cercheranno di non sbagliare, che d’ora in avanti sapranno lottare con nuova coscienza, e sapranno meglio temprare le loro armi.

E per imparare tutto ciò, non verranno alla scuola dei socialdemocratici, ma cercheranno ancora una volta la guida e l’aiuto dei comunisti, cercheranno di capire con noi che cosa si debba fare perché la causa del socialismo si rafforzi in Italia e nel mondo.


Numero progressivo: G52
Busta: 7
Estremi cronologici: 1970, 24 dicembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 24 dicembre 1970