È L’ORA DI CONTRATTARE
di Riccardo Terzi
Il nuovo anno si è aperto mettendo in luce, su diversi fronti, una grave emergenza sociale.
C’è il problema del potere d’acquisto di salari e pensioni, intaccato pesantemente da un’inflazione fuori controllo; ci sono le gravi inadempienze contrattuali, che hanno portato all’esasperazione intere categorie di lavoratori e che hanno innescato il meccanismo perverso degli scioperi selvaggi; c’è lo scandalo della Parmalat, che mette a nudo la fragilità del nostro sistema finanziario e la mancanza di efficaci tutele per il risparmio; c’è il nodo tutt’ora irrisolto del sistema pensionistico intorno al quale ancora non si è avviato un vero e costruttivo confronto tra il Governo e le parti sociali; c’è, più in generale, un pericoloso rallentamento della crescita economica e una crisi dell’intero apparato industriale.
Tutto ciò può determinare, a breve termine, se non intervengono decisioni politiche efficaci, un quadro sociale di forti tensioni e una rottura della coesione nazionale. Di fronte a questo scenario, il governo appare del tutto incapace di offrire delle risposte, e anzi crea un’ulteriore instabilità del sistema politico-istituzionale, aprendo nuovi terreni di conflitto con la Magistratura, con la Corte Costituzionale, con la Banca d’Italia, con le autonomie locali, con le stesse istituzioni europee, e cedendo ai ricatti separatisti della Lega, per cui alle difficoltà economiche si aggiungono i pericoli di una spaccatura politica del paese.
Ci sono dunque molti motivi per essere seriamente allarmati. Se siamo, come sembra evidente, in una situazione di emergenza, se esistono problemi assolutamente urgenti che non possiamo permetterci di lasciar marcire, dobbiamo allora evitare che prevalgano, rispetto alla concretezza dei problemi, le ragioni della propaganda, della strumentalizzazione politica, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Il rischio è che la gravità della situazione serva solo ad alimentare lo spettacolo ormai trito delle competizioni televisive. Di fronte ad un governo incapace e pericoloso, non possiamo avere una linea attendista: aspettare un nuovo governo e intanto fare solo un’azione di denuncia o di testimonianza.
Il compito del sindacato è quello di affrontare i problemi e di cercare di risolverli, aprendo un confronto serrato con tutti gli interlocutori sociali e istituzionali. Il sindacalismo confederale ha ritrovato ultimamente la via dell’azione unitaria, e questa è la premessa indispensabile per ottenere dei risultati concreti.
Dopo le importanti iniziative di lotta e di mobilitazione dei mesi scorsi, è ora il momento di mettere le carte in tavola e di presentare al paese una nostra piattaforma, un nostro programma, in cui si chiariscano i nostri obiettivi sui temi cruciali che sono aperti: politica dei redditi, sistema contrattuale, welfare, pensioni.
Occorre stanare il governo e costringerlo ad un confronto di merito, ad un vero negoziato. L’esito del negoziato dipenderà, come sempre, da molte variabili: i rapporti di forza, la capacità propositiva dei diversi soggetti, le alleanze politiche, gli orientamenti dell’opinione pubblica. E si dovranno valutare, nel concreto, i possibili punti di mediazione, senza restare inchiodati su una posizione solo difensiva.
Sul tema delle pensioni, che ci sta particolarmente a cuore, è urgente fare chiarezza, per non lasciare milioni di persone nell’incertezza, per dare a tutti un futuro, una prospettiva che non sia fatta di precarietà e di esclusione sociale. L’obiettivo essenziale è la difesa del sistema previdenziale pubblico, per gli anziani di oggi e per le generazioni future, contrastando le spinte a smantellare questo sistema e a sostituirlo con soluzioni privatistiche di tipo assicurativo. La previdenza integrativa può avere un ruolo, ma solo aggiuntivo e di sostegno, e non può rappresentare l’alibi per una destrutturazione del sistema pubblico e del suo carattere universale. Per questo, l’aspetto meno accettabile della proposta del governo è la decontribuzione per i nuovi assunti, perché così si tolgono risorse al sistema e si accentuano ulteriormente i processi di precarietà del mercato del lavoro.
I sindacati dei pensionati, unitariamente, e le stesse confederazioni hanno posto inoltre il problema della tutela del potere d’acquisto delle pensioni, che oggi non riesce a stare al passo con l’andamento reale del costo della vita, e questa esigenza dovrà essere affrontata e risolta nel quadro d’una valutazione complessiva delle risorse e delle possibili dinamiche della spesa previdenziale. Noi restiamo convinti, anche alla luce di tutte le valutazioni degli esperti e delle ricerche scientifiche più attendibili, che il sistema pensionistico non sia al collasso e non abbia bisogno, pertanto, di una terapia radicale, ma possa essere messo in equilibrio, operando sia sul versante dell’equità, dell’eguaglianza dei trattamenti, eliminando tutte le posizioni privilegiate, sia su quello della flessibilità, incentivando la permanenza al lavoro e attuando particolari tutele per i lavori disagiati e usuranti.
Si tratta dunque di entrare nel merito dei problemi e delle possibili soluzioni tecniche, liberando finalmente il campo da tutto il polverone ideologico che in questi mesi è stato sollevato.
Il sindacato deve quindi esercitare, in questo momento difficile, tutta la sua forza contrattuale, con la mobilitazione di massa, con l’elaborazione di una piattaforma, con il negoziato. Deve contrattare, con fermezza e determinazione. Nel negoziato ci sono dei rischi, ma il rischio maggiore è quello di lasciare le cose al loro destino, e di aspettare inutilmente tempi migliori. I tempi migliori non verranno se non facciamo ora tutto quello che è nelle nostre possibilità.
Busta: 5
Estremi cronologici: [2004?]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Fotocopia pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -
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