È L’ORA DELL’UNITÀ
di Riccardo Terzi
Si va sempre più chiaramente delineando l’esito fallimentare della politica economica del governo. Tutti gli indici fondamentali, dalla produzione industriale all’inflazione, dal debito pubblico alla competitività internazionale, segnalano un netto peggioramento, al punto che tutti gli osservatori più autorevoli, compresa la Banca d’Italia, parlano di un possibile declino dell’Italia.
È tutto il castello retorico e propagandistico di Berlusconi che si sta sfasciando. Avevano annunciato un nuovo “miracolo economico”, un avvenire di benessere per tutti, e sta accadendo esattamente il contrario. Sono in rivolta i consumatori, sono indignati per il progettato “condono edilizio” tutti coloro che hanno a cuore la difesa dell’ambiente, sono sul piede di guerra le organizzazioni sindacali, e anche per la Confindustria, che pure ha gravi responsabilità per questo degrado, sembra essere finita la “luna di miele” con il governo.
Ma finora non appare nessuna risposta che sia davvero all’altezza della situazione e che consenta un rilancio dello sviluppo economico. Ancora una volta si cerca di scaricare i costi del risanamento finanziario sul sistema previdenziale, indicato come il capro espiatorio, come la palla al piede che tiene ferma l’economia italiana.
Non conosciamo ancora esattamente quali saranno le proposte conclusive del governo, perché abbiamo assistito fin qui ad un confuso e contraddittorio susseguirsi di dichiarazioni e di ipotesi.
Mentre la riforma Dini prevedeva un preciso meccanismo di verifica delle compatibilità economiche del sistema previdenziale, il governo ha già deciso, senza nessuna verifica e senza nessun confronto con le organizzazioni sindacali, di mettere mano al sistema in alcuni punti particolarmente rilevanti: livello delle contribuzioni per i nuovi assunti, uso obbligatorio del TFR a sostegno della previdenza integrativa, innalzamento dell’età pensionabile.
La linea di marcia è sufficientemente chiara. Bisogna abbassare la soglia delle prestazioni sociali: pensioni, sanità, assistenza. Su questi temi, di fronte a questo tipo di manovra economica, si sta delineando una sostanziale convergenza tra le organizzazioni sindacali, sempre più orientate a prendere unitariamente la decisione di uno sciopero generale.
È il momento di superare le divisioni anche aspre del recente passato, e di puntare tutte le carte su una ripresa forte dell’azione unitaria. Se siamo in una situazione di emergenza, posti di fronte ad una pesante offensiva conservatrice, solo l’unità sociale più larga ci può consentire di reggere lo scontro. Nessuno può illudersi di poter fare da solo. Anche CISL e UIL, che pure avevano tentato una interlocuzione positiva con il governo e avevano firmato il cosiddetto “Patto per l’Italia”, devono ora riconoscere che il governo non offre nessuna effettiva sede di confronto e di concertazione.
Ciò che serve ora non e una polemica retrospettiva sul passato, ma è la costruzione di un nuovo clima di fiducia nelle relazioni sindacali, per affrontare insieme le difficili prove che ci attendono.
L’unità è necessaria, indispensabile, e tutto deve essere finalizzato a questo obiettivo principale, lasciando cadere diffidenze e settarismi, nella consapevolezza che c’è un interesse generale e unitario dei lavoratori e dei pensionati, e questa deve essere l’unica bussola che deve guidare la nostra azione. Se ci sarà questa saggezza, potremo affrontare con successo le prossime scadenze politiche, perché siamo di fronte ad un governo che è sì pericoloso, ma diviso, contraddittorio, in difficoltà.
Il nostro obiettivo è quello di ottenere dei risultati positivi per il mondo del lavoro. È un obiettivo sindacale, non politico.
E dovremo anche precisare meglio le nostre proposte, sia sul tema della previdenza, sia più in generale sulle scelte di politica economia e sociale, non limitandoci a dire solo dei no, non essendo mai sufficiente un’azione solo difensiva.
Dobbiamo rendere chiara una proposta sindacale per una riqualificazione della spesa sociale, che tenga conto delle nuove dinamiche del mercato del lavoro e delle trasformazioni demografiche del paese: una proposta che dia a tutti la garanzia dei fondamentali diritti di cittadinanza. In questo senso, dobbiamo guardare agli interessi generali del paese e non chiuderci in logiche corporative. Così ad esempio, un sindacato dei pensionati non può certo essere indifferente a quello che sarà il futuro delle nuove generazioni.
Ora, questo lavoro progettuale è il terreno su cui si ricostruisce e si rilancia l’unità sindacale. Noi intendiamo partecipare con slancio a questo lavoro e a questa prospettiva.
Busta: 5
Estremi cronologici: 2003, ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Fotocopia pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -
Pubblicazione: “SPI Insieme”, ottobre 2003