ECONOMIA E IMPRESE. SERVE PIÙ DEMOCRAZIA

di Riccardo Terzi – Segretario nazionale SPI CGIL

Che si sia aperta una crisi profonda della democrazia, non c’è ormai quasi nessuno che lo possa negare. I dati di fatto sono di una evidenza assoluta: la crescita impetuosa dell’astensionismo elettorale, il discredito dei partiti, l’esplosione violenta dell’antipolitica, la lunga trafila degli episodi di corruzione, l’immagine ormai imperante di una “casta”, chiusa nella difesa arrogante dei suoi privilegi.

Se sul lato della denuncia di tutto ciò che non funziona c’è un’infinita produzione giornalistica, restano invece ancora nell’ombra i progetti di ricostruzione, resta senza risposta la domanda su come si possa uscire dalla crisi attuale. Intorno a questo nodo lo SPI-CGIL ha organizzato, con l’Ires Toscana e con l’Università di Firenze, una ricerca presentata e discussa il 12 ottobre nell’Aula Magna dell’Università.

Perché la Toscana? Perché qui vediamo le tracce non ancora spente di una forte vitalità democratica, e perché si è tentata una nuova sperimentazione legislativa, a sostegno di una democrazia partecipata, che sia capace di ricostruire una relazione feconda tra cittadini e istituzioni. Sta esattamente qui il punto in cui si sta consumando la crisi del nostro sistema politico. Per cogliere la reale dinamica dei processi in corso, occorre misurare il grado di approssimazione a quello che è il cuore dell’idea democratica: il diritto di tutti, senza esclusioni, a partecipare alla decisione politica, e l’estensione illimitata di questo metodo a tutti i campi, senza aree protette, senza territori riservati solo agli addetti ai lavori. Tutti e tutto: la democrazia non è altro che questo processo di universalizzazione. Se usiamo questo metro, allora risultano del tutto evidenti le strozzature, le limitazioni, e anche gli arretramenti che in questi anni si sono prodotti. Sono all’opera diverse forze che puntano a tenere la democrazia sotto tutela, a circoscriverne il campo d’azione, in nome di una qualche autorità superiore, in nome di valori e di principi che non sono negoziabili. È nota la tesi per cui la democrazia, essendo per sua natura relativista, non può trovare in se stessa il suo fondamento ed ha quindi bisogno di un’autorità esterna. Ed è questa tesi, dichiarata o sottintesa, che anima tutte le correnti conservatrici. In questi anni si era determinata una commistione di integralismo religioso, di dominio tecnocratico e di populismo plebiscitario.

Ora queste tendenze attraversano una fase critica, ma una vera svolta sarà possibile solo se si assume un programma coerente e radicale di democratizzazione del sistema.

Democratizzazione è la parola giusta, perché essa indica che la democrazia è un processo, ed è un combattimento, è il lavoro incessante con il quale tutte le strutture di potere, in tutti i campi, vengono sottoposte ad un severo vaglio critico, attivando tutti i possibili meccanismi di controllo, di partecipazione dal basso, di socializzazione delle decisioni. In sostanza, si tratta di percorrere un cammino del tutto alternativo rispetto all’idea tecnocratica, che circoscrive rigidamente il perimetro della dialettica politica entro le coordinate indiscutibili di una presunta oggettività delle leggi economiche. Ecco che allora si apre il campo vastissimo, e ancora largamente inesplorato, di una nuova democrazia partecipativa, che offra a tutti, cittadini singoli o associati, una possibilità concreta ed effettiva di accedere, secondo determinate procedure, al processo decisionale. Se nel passato questa funzione era svolta essenzialmente dai grandi partiti di massa, ora è evidente che questo modello non può più funzionare, e c’è bisogno di in pluralità di soggetti, di momenti associativi, di sedi di confronto, senza che nessuno possa arrogarsi una sorta di monopolio della rappresentanza.

Questo processo di democratizzazione, per essere autentico, dovrà anche necessariamente investire la sfera dell’economia e il sistema delle imprese. Questo è il punto decisivo, e di più ardua attuazione: tenere insieme, in una visione democratica unitaria, cittadinanza e lavoro, impresa e territorio, economia e politica.



Numero progressivo: E9
Busta: 5
Estremi cronologici: 2012, 16 ottobre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano e stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -
Note: Bozza sostanzialmente identica al testo a stampa
Pubblicazione: “L’Unità”, 16 ottobre 2012