LUNGA E DIFFICILE LA STRADA DA PERCORRERE

Quale politica per i quadri e i tecnici?

di Riccardo Terzi

A più di tre mesi dalla “Conferenza nazionale dei quadri e dei tecnici”, indetta dal PCI, può essere opportuno tentare un giudizio sull’evoluzione del problema dei quadri nella realtà politica e sindacale.

Dopo un periodo segnato da una forte contrapposizione del movimento dei quadri alla organizzazione unitaria del sindacato, si è avviato un confronto positivo e si sono raggiunte anche alcune intese sulle piattaforme contrattuali e sulle forme di partecipazione dei quadri alle scelte che il movimento sindacale dovrà compiere. Questo rapporto nuovo è stato costruito con l’Unionquadri, con numerose associazioni aziendali, con quella parte del movimento che rifiuta la prospettiva della costruzione di un “sindacato autonomo” dei quadri. Un passo in avanti c’è stato, dunque.

E certamente la Conferenza Nazionale del PCI ha contribuito a determinare un clima nuovo, ha avuto l’effetto di aprire all’interno del movimento operaio un dibattito ampio su questo problema, un dibattito appassionato, che mette in luce anche difficoltà e contrasti, che costringe tutti a fare i conti con problemi nuovi e complessi.

La situazione resta però difficile, ed è ancora lunga la strada da percorrere.

Il processo di rinnovamento all’interno del sindacato procede con una qualche lentezza, e appaiono resistenze, incomprensioni.

Soprattutto, c’è la tendenza a considerare il problema dei quadri come un problema esterno al sindacato: dei quadri occorre certo tener conto, ma essi sono visti come qualcosa d’altro rispetto al movimento organizzato dei lavoratori.

Questa posizione mi sembra debole, insufficiente. È certamente positivo l’avvio di contatti con l’Unionquadri e con altre associazioni, ma il sindacato, se vuole rappresentare tutti i lavoratori, deve trovare le vie e gli strumenti per organizzare al proprio interno i quadri e i tecnici, a tutti i livelli, a partire dai Consigli di fabbrica. In alcune realtà aziendali (penso ad esempio al Petrolchimico di Porto Marghera o alla Farmitalia di Torino) si sono individuate soluzioni nuove per la composizione dei Consigli, e si è realizzata una presenza significativa e rappresentativa dei quadri al loro interno.

In quelle situazioni sono state emarginate le posizioni corporative, espresse dal Sinquadri, e la grande maggioranza dei quadri ha partecipato all’elezione dei propri delegati.

Ma sono ancora esperienze troppo isolate.

C’è bisogno, io credo, di un lavoro su vasta scala, di una vera e propria campagna, per una riforma dei Consigli, per allargare le loro capacità di rappresentanza di tutti i lavoratori.

D’altra parte, se le cose camminano a rilento, la responsabilità non è a senso unico, e molto dipende anche dagli atteggiamenti politici che sono presenti nel movimento dei quadri e nei suoi dirigenti.

C’è spesso la tendenza a trattare il sindacato con un’aria di superiorità, e quindi a non vedere, nei termini reali, la complessità del problema, il travaglio politico, la necessità quindi di uno sforzo prolungato e di un impegno concorde per aprire nuovi sbocchi, nuove prospettive. Lo scontro sociale e politico che si è aperto, nell’imminenza dei contratti, dovrebbe far capire che non c’è spazio per una posizione di distacco, di neutralità.

La Confindustria si propone di dare un colpo alla forza contrattuale del movimento dei lavoratori, di restaurare nelle fabbriche un potere di tipo autoritario, di avere mano libera in tutte le decisioni fondamentali.

Se dovesse passare questa linea, anche la posizione dei quadri e dei tecnici sarebbe perdente, sarebbe umiliata la loro professionalità, sarebbero costretti a un ruolo servile, senza autonomia.

La battaglia in corso riguarda la possibilità o meno di consolidare e sviluppare un regime di democrazia e di partecipazione all’interno delle imprese. Su questo terreno l’unità di tutta la classe lavoratrice, nelle sue diverse articolazioni è essenziale.

Ecco perché la valorizzazione della professionalità, il riconoscimento necessario del ruolo dei quadri e dei tecnici, va visto non come separazione dall’insieme del movimento, ma dentro una logica e una ispirazione unitaria. Autonomia e unità, affermazione dei propri specifici livelli, partecipazione all’insieme del movimento, e solidarietà fra tutti i lavoratori: questa è la via da percorrere, nell’interesse di tutti, nell’interesse del Paese.



Numero progressivo: B77
Busta: 2
Estremi cronologici: 1982, luglio-agosto
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Conversazione con”, luglio-agosto 1982, n. 3, p. 3